Unesco. Piemontesi quasi immobili a guardarsi l’ombelico. Intanto quelli del Prosecco…

inserito il 24 Luglio 2014

Il Consorzio del Prosecco docg sponsorizza il famoso premio letterario Campiello (leggete qui), e ne approfitta per lanciare la candidatura delle proprie colline a patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. Le vigne piemontesi sono patrimonio Unesco da un mese, eppure sembra che nulla, o quasi, si stia muovendo dalle zone vitivinicole patria di vini come Asti e Moscato, Barolo e Barbaresco, Barbera e Brachetto, Gavi e Dolcetto.

I Consorzi di Tutela dei vini della regione più vitivinicola d’Italia, che come missione principale ormai hanno solo più la difesa e la valorizzazione dei prodotti che tutelano, paiono più interessati a andare a caccia di risorse, garantire progetti e poltrone propri, piuttosto che guardare un po’ più in là e cogliere le opportunità di rilancio globale che offre il riconoscimento a patrimonio dell’Umanità.

Le Istituzioni, Regione in testa, per ora sono ferme ai proclami elettorali e a qualche manifestazione che sembra fatta più sotto spinte localistiche (è il caso dell’evento previsto il primo agosto a Canelli, leggete qui) che nel quadro di un progetto di valorizzazione che, forse (speriamo), è ancora da organizzare.

E mentre qualche giornale locale già intervista i primi turisti (leggete qui ) che bontà loro visitano il recente sito Unesco e, udite udite, incredibilmente plaudono alla bellezza dei paesaggi vitivinicoli piemontesi, Consorzi e Istituzioni invece di avviare una robusta rete di accoglienza al Mondo che vuole vedere i filari Patrimonio dell’Umanità (oggi belli germogliati e carichi di grappoli tra l’altro) fanno altro. Cosa, per la verità, non si sa bene.

Fa male dirlo ma un mese dall’assemblea Unesco di Doha che ha concesso il riconoscimento sul territorio Patrimonio dell’Umanità sul territorio stesso non c’è traccia di questo traguardo.

Qualcuno dirà che è troppo presto, che bisogna dare il tempo di organizzare, che una campagna di promozione non si improvvisa in 30 giorni. Vero, se non fosse che della candidatura dei vigneti piemontesi si parla da almeno 10 anni e che sui siti web, il canale che è più facile e immediato aggiornare, le vigne piemontesi restano solo candidate. Lo avevamo già denunciato settimane fa qui. Insomma nonostante l’Unesco ne abbia riconosciuto l’unicità per i paesaggi vitivinicoli piemontesi on è cambiato nulla.

Se è questo lo spirito con cui il Piemonte intende onorare il riconoscimento Unesco (e mai come in questo caso la nostra speranza è di essere clamorosamente smentiti) beh, forse a Doha si sono sbagliati.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. danilo machetti 5 Novembre 2014 at 22:34 -

    allora…le zone unesco sono gestite da persona che hanno una vaga idea di che cosa voglia dire “TUTELA” e “Valorizzazione”
    ma non è grave..è normale..basta avere occhi poer vedere e per cogliere le assenza e le presenze indesiderate…ciao

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