Le organizzazioni enocooperative sono contrarie a sistemi di controlli analoghi per doc e igt, esprimo dubbi sulle funzioni dei Consorzi di tutela e ribadiscono la necessità di un accorpamento delle doc. Lo riferisce una nota dellAgi che riportiamo.
(AGI) – Roma, 19 gen. – «Le modifiche alla legge 164/92 sulle denominazioni d’origine del vino vanno nella direzione giusta: oltre ad un necessario adeguamento della normativa alla nuova OCM per renderla competitiva per affrontare il mercato, hanno operato una importante semplificazione per gli operatori del settore, dal momento che è stato abolito il sistema della gestione separata delle dichiarazioni di produzione e delle rivendicazioni (sugli albi dei vigneti e sugli elenchi delle vigne) e tutti i dati, da ora in poi, confluiranno nello schedario viticolo gestito dalle regioni».
Relativamente ai controlli, le tre centrali, riunite nel Comitato Permanente di intesa tra le organizzazioni cooperative vitivinicole italiane, hanno auspicato che la materia venga ulteriormente discussa e ribadito la loro contrarietà a introdurre sistemi di controllo analoghi per doc e igt.
E’ il commento generale sulla nuova legge che riforma il sistema delle denominazioni d’origine del vino espresso dalle organizzazioni agricole Fedagri -Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital nel corso dell’audizione svoltasi oggi in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati in merito alla modifica della Legge 164/92.
Per quanto concerne i Consorzi di tutela, il Comitato ha espresso alcune perplessità circa la loro futura attività e le funzioni che essi saranno chiamati a svolgere con l’introduzione del nuovo sistema dei controlli.
Le centrali cooperative hanno infine ribadito, per quanto riguarda i controlli ora operati dagli Enti Terzi, la necessità di accorpare diverse DOC dello stesso territorio per evitare eccessivi costi per gli operatori del settore.
Fin qui la la notizia Agi. Ora si tratta di sapere come verrà accolta questa presa di posizione delle cooperative dal mondo del vino piemontesi con i vignaioli stufi di guadagnare poco dalle uve che coltivano, alcuni consorzi sull’orlo di una crisi di nervi o alle prese con i maldipancia dei propri sicritti (vedi Asti e Barolo).
Sdp
Caro Martino, grazie della domanda. Ma non essendo noi commercialisti o esperti societari forse sarebbe meglio che tu la girassi a professionisti del settore. Ciao
domanda: una Società S.r.l. distribuzione beverage, può associarsi ad una cooperativa agricola S.c.a. in quale percentuale di quote ? Nel caso sia fattibile l’Iva rimane al 4% oppure è del 21%. ??
Grazie della vostra collaborazione.