2017: fuga dall’Asti docg?

inserito il 5 Gennaio 2017

4_1997-fuga-da-New-York-Escape-from-New-York-1981Diciamolo subito: il titolo di questo post è provocatorio. Ci piaceva l’assonanza con il famoso film “1997: Fuga da New York” del 1981, diretto da John Carpenter, con attori come Kurt Russell (Jena Plissken), Lee Van Cleef, Ernest Borgnine e tanti altri nomi famosi.
Tuttavia, a ben pensarci, un po’ di corrispondenze tra il titolo e la sempre effervescente filiera dell’Asti ci sono eccome.
Intanto dall’Asti docg sono fuggiti i consumatori. Certo le ultime vendite di fine anno avranno un po’ raddrizzato le cose, ma siamo lontani dai “fasti” di oltre 80 milioni di pezzi venduti.
Da anni ci si chiede il perché di questa fuga. Da anni vengono dette le stesse cose: crisi economica, guerre, sanzioni.
Però gli altri spumanti, Prosecco in testa, vendono lo stesso. Le risposte sono sempre le stesse: «Ma l’Asti è un altra cosa» sentenzia chi sa o crede di sapere. E bon. Così si taglia ogni analisi o discorso.
Ma dal mondo dell’Asti sono fuggite anche le aziende, sì le aziende, perché nonostante i proclami, le dichiarazioni a favore di cronisti tutta questo interesse delle Case spumantiere nei confronti dell’Asti non sembra esserci più. Perché?
A questa domanda diretta molti manager non sanno rispondere. Il mercato delle bollicine non è in crisi, l’Asti sì. Il mercato dei vini dolci non è in crisi, l’Asti sì. La moscato-mania non è in stallo, l’Asti sì. Perché?
A nostro avviso l’unica motivazione plausibile è che le aziende, multinazionali comprese, abbiano perso letteralmente interesse economico verso l’Asti. In una conferenza stampa un manager disse che per avere lo stesso guadagno di una bottiglia di liquore se ne devono vendere dieci di Asti e un altro a chi chiedeva come mai le Case spumantiere non si investissero più in comunicazione sull’Asti ebbe a dire: «Non possiamo investire su un prodotto che non va». Ma se non investi come puoi pensare che quel prodotto “vada”? Non serve una laurea alla Bocconi per capirlo.
E veniamo al Natale e Capodanno 2016. Le réclame sull’Asti si sono contate sulle dita di mezza mano: lo spot del Consorzio di Tutela, strappato con i denti dalla parte agricola a una parte industriale sempre più riottosa ad investire sull’Asti (e caliamo un velo sui tabelloni nei 52 Comuni messi un po’ alla viva il parroco) comunque è stato un segnale di “movimento”, una grande multinazionale che ha focalizzato il messaggio sul proprio brand mettendo il nome Asti in piccolo nell’etichetta (meglio di niente) e una Cantina che da sempre fa dei vini del territorio la propria bandiera. Gli altri? Molti hanno “prosechizzato”, altri hanno scelto prodotti aziendali, altri ancora sono stati zitti.
Sui social è andata un po’ meglio. Molti, noi compresi, hanno consigliato l’Asti per le feste.
Nel complesso sull’Asti la comunicazione è stata carente. Lontanissimi gli anni in cui di Asti si parlava nelle trasmissioni tv e alle radio nazionali con grandi eventi e manifestazioni a ridosso delle feste di fine anno.
Ma recriminare non serve. Cosa fare ora?
Beh, ci convincono alcuni progetti, come quello di un Asti Dry (basta chiamarlo “secco” per favore!); allestire educational sui mercati esteri per spiegare una volta per tutte che l’Asti docg non è quella sciacquetta che alcuni pensano; allargare la base di produzione dando la possibilità a più produttori di fare il proprio Asti (con le tecnologie di oggi si può fare) e, magari, come ebbe a suggerire l’assessore regionale all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, ampliare la zona di imbottigliamento anche al di fuori dell’area di produzione del Piemonte, un po’ come hanno fatto i veneti con il Prosecco concedendo proprio ai piemontesi di imbottigliare Prosecco in Piemonte.
Ne è venuto fuori un business colossale che oggi veleggia verso i 500 milioni di bottiglie. Perché non dovrebbe essere così anche per l’Asti docg imbottigliato anche in Veneto?
Del resto la concorrenza non è l’anima del commercio? Ah, no quella è la pubblicità!

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

11 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. giovanni bosco 8 Gennaio 2017 at 11:57 -

    piercarlo. Sono quarant’anni che io lo spiego. Ma son dovuti venire dall’America a spiegarcelo. Perchè c’è il nome del vitigno (Moscato ) abbinato al territorio (d’Asti). Nel mondo si consumano oltre un miliardo e mezzo di bottiglie con il nome Moscato ed il nostro è il migliore. Solo negli Stati Uniti se ne consumano 350 milioni di bottiglie (Moscatomania) ed il Moscato d’Asti copre appena il 6% (20 milioni) grazie ai produttori che si sono fatti conoscere.

  2. piercarlo 7 Gennaio 2017 at 21:54 -

    Mi spiegate come e possibile vendere 30mln di bottiglie di moscato senza pubblicità

  3. giovanni bosco 7 Gennaio 2017 at 17:02 -

    piercarlo…frutto dei piccoli produttori che vanno a battere i marciapiedi (negli anni ’70 anch’io giravo l’Italia a vendere Moscato d’Asti) ma anche delle aziende del territorio che stanno credendo in questo prodotto.La Gancia produce 2 milioni di bottiglie di Asti docg e ben 4 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti docg…

  4. piercarlo 7 Gennaio 2017 at 12:50 -

    gli elevati numeri di moscato d’asti sono il frutto del lavoro dei piccoli produttori di vanno in giro a battere i merciapiedi

  5. giovanni bosco 7 Gennaio 2017 at 10:37 -

    …e quando saremo a 50 milioni di Asti docg prodotte dalle multinazionali e 50 milioni di Moscato d’Asti docg nelle tre versioni prodotte dalle Aziende del territorio avremo risolto il problema…

  6. filippo 6 Gennaio 2017 at 18:44 -

    Più o meno. Cinque anni fa eravamo a oltre 106 milioni, più di 80 Asti e una ventina Moscato. E le cose erano un po’ diverse. Forse migliori.

  7. matteo 6 Gennaio 2017 at 18:13 -

    Sono diminuite le vendite di Asti ma sono aumentate quelle di moscato d’Asti che però deriva dalla stessa uva. Siamo sui 53 MLN di bottiglie di Asti e sui 31 MLN di bottiglie di moscato d’asti. Una decina di anni fà si vendevano 70 MLN di Asti e 9 MLN di moscato d’asti. Il totale però è cambiato di poco siamo sempre sui 84 MLN di bottilgie.

  8. filippo 5 Gennaio 2017 at 17:03 -

    Non mi interessa chi avrà ragione o torto. Io per ora la penso così. Poi sai che ammetto gli errori. E so che tu farai lo stesso.

  9. giovanni bosco 5 Gennaio 2017 at 16:58 -

    In primavera arriverà il Moscato d’Asti tipo spumante ed io avrò ragione. Scomettiamo?

  10. filippo 5 Gennaio 2017 at 15:05 -

    Caro Giovanni sai come la penso: l’idea non mi piace e anzi la trovo una boiata pazzesca, per dirla con Fantozzi. Bisogna puntare sull’Asti, secondo me. Altrimenti buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. E no è il caso. Sorry, siamo in disaccordo. Ma è la democrazia.

  11. giovanni bosco 5 Gennaio 2017 at 14:46 -

    Basterebbe mettere la parola Moscato d’ davanti ad Asti ed il risultato sarebbe MOSCATO D’ASTI SPUMANTE… ma la cosa sarebbe troppo semplice. Forza con le trattenute ai Contadini….

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