Falsi Asti. Il Consorzio in Russia per stoppare bottiglie (e lattine) di finto docg venduto a prezzi stracciati. Il nodo Ucraina (tre milioni di pezzi). Fronti anti tarocco anche in Brasile e Cina

inserito il 1 Luglio 2019

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L’Asti non sta passando una delle sue migliori stagioni di vendita, con indici che si contraggono e prospettive ancora da definire, sia dal punto di vista commerciale sia della promozione. Tuttavia, con alcuni segnali interessanti vedi Asti Secco e nuovi prodotti semidolci che tendono ad ampliare le occasioni di consumo (l’Asti Ice di Martini & Rossi per sempio), resta uno dei prodotti italiani più imitati e falsificati all’estero insieme a colossi come Parmigiano e Prosecco. E già questo meriterebbe una bella riflessione, se si volesse farla, da parte di tutta la filiera del Moscato/Asti, dai vignaioli ai manager delle Casa spumantiere fino ai consumatori. Anni fa, proprio su questo blog, denunciammo la presenza di Asti docg falsificati in varie parti del mondo, dall’Est Europa (leggi qui) al Sud America (leggi qui).
A che punto siamo ora? Lo abbiamo chiesto al direttore del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg, Giorgio Bosticco: «La nostra azione di tutela continua e non molliamo di certo» ha assicurato Bosticco dando conto dell’ultima missione, di qualche giorno fa, a Mosca. «Lì – ha detto – abbiamo rilevato violazioni da parte di un’azienda che produce bottiglie e lattine con la dicitura illegale “Asti”. I numeri sono relativamente contenuti, poco più di 700 mila pezzi per meno di 400 mila euro di valore, e tuttavia indice di una condotta illegale e sleale che va stroncata. Per questo abbiamo avuto un summit con autorità russe che ci hanno assicurato il loro intervento e confermato già azioni sanzionatorie nei contro dell’azienda in questione».

Il marchio sotto accusa è Bel Bosco della Consolidated Penza distilleries LLC. Qui il sito in inglese. Bosticco ha avuto parole di ottimismo per quanto riguarda l’incontro con le autorità russe: «Il confronto con le istituzioni locali è fondamentale per raggiungere la più ampia tutela dell’Asti Docg in Russia. Come spesso capita per i prodotti ad elevato valore simbolo del Made in Italy, anche qui si stanno verificando casi di contraffazione. L’immissione a prezzi concorrenziali di prodotti qualitativamente inferiori oltre a provocare un enorme danno economico, mina l’immagine del nostro vino che anche in Russia è sinonimo di qualità e lusso accessibile. Per questo, nello svolgimento dei poteri di tutela della Denominazione, il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg si impegnerà presso tutte le sedi preposte affinché tale fenomeno sia sconfitto e i responsabili ne paghino le giuste conseguenze».

Non a caso c’è attenzione al mercato russo. Superata la grande crisi del 2014, la Russia, infatti, sta tornando a essere uno dei mercati di riferimento per le esportazioni italiane, il cui valore è pari a circa 270 milioni. Particolarmente vitale il comparto dei vini spumanti, +17% nel 2018 per totali 166 milioni, tra cui spicca l’Asti Docg in versione dolce. Grazie a un’immagine ben definita che richiama l’Italian lifestyle, il lusso accessibile e il divertimento, sono quasi 10 milioni le bottiglie annualmente vendute nel mercato russo, con un prezzo medio che oscilla tra i 10 ed i 15 euro.
Il falso Asti, invece, viene venduto a prezzi inferiori di 6/7 volte rispetto a quelli spuntati dall’originale. Il danno di immagine ed economico è evidente.

Poi c’è la questione Ucraina dove l’entità del fenomeno falso Asti sembra avere raggiunto quotazioni ragguardevoli. «Secondo i dati Nielsen siamo a tre milioni di bottiglie di prodotto taroccato» ha dichiarato Bosticco.
In Ucraina la situazione è più complicata che in Russia. Il Paese, in guerra con i russi per l’annessione della regione ucraina del Donbass e che ha causato anche sanzioni Ue nei confronti della Russia, dal punto di vista giuridico legislativo è in una situazione di stallo normativo. Ha spiegato a Sdp l’avvocato Benedetta Muti che difende gli interessi del Consorzio dell’Asti e del Moscato docg: «La Russia ha riconosciuto la denominazione Asti nel 2008 e da allora ha messo in atto regole e norme che sanzionano chi trasgredisce e commercializza falsi. In Ucraina l’Asti come denominazione è stato riconosciuto solo nel 2016, attraverso un accordo con la Ue. Tuttavia, secondo una visione unilaterale, l’Ucraina tutela l’Asti dal 2016 in poi, non prima. Tutti i marchi depositati negli precedenti al 2016 sono, a loro avviso con una tesi confortata persino dal loro Ministro dell’Agricoltura, ammissibili. Una posizione – ha dichiarato l’avvocato Muti – che potrà essere sbloccata solo da un punta di vista politico-diplomatico. Difficile per il Consorzio avviare una causa legale contro una posizione supportata da un Ministero straniero».
Insomma è la solita solfa: l’Ucraina, che tanto vorrebbe entrare nella Ue, fa fatica a rispettare le regole europee in tema di rispetto di marchi e denominazioni. Non è una novità. Altri Stati e Governi, magari anche facente parte della Ue, hanno le stesse resistenze e non solo su argomenti commerciali.

Ma quali saranno i prossimi passi per difendere l’Asti dai tarocchi? «È un’attività che continueremo e che va avanti da anni – ha detto Giorgio Bosticco -. Ora abbiamo avviato cause giudiziarie in Russia». Sull’Ucraina si attende una posizione forte di Italia e Ue. «Abbiamo coinvolto Ambasciata e Ministero, ma fino ad ora la risposta delle autorità ucraine è stata pari a nulla» ha detto l’avvocato Muti.

L’Est Europa, come abbiamo detto, non è il solo fronte anti falsi e “italian sounding”, cioè la pratica molto diffusa all’estero di scimmiottare con nomi e riferimenti all’Italia prodotti che imitano quelli italiani. Ancora aperte situazioni di Brasile e in Cina dove sono in corso procedimenti di riconoscimento della denominazione Asti che in quei paesi riscuote interessi e prezzi interessanti. Il Consorzio ha intenzione di perseguire fino in fondo i falsificatori di Asti nel mondo: «Fa parte del nostro ruolo tutelare la denominazione e lo faremo in ogni sede e con tutti i mezzi che avremo a disposizione» ha assicurato Giorgio Bosticco.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

 

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