la terra dell’erbaluce, Canavese e Chierese

 

Dai confini con la Val d’Aosta a Torino è tutto un rapido variare di paesaggi e di cultura.

Punto di partenza obbligato per il nostro itinerario è Carema, già nell’anno mille spartiacque con il regno di Bologna, punteggiata di suggestivi vigneti a gradoni scavati nella roccia, sostenuti da colonnette di pietra. Obbligato quindi l’assaggio dell’omonimo vino, potente frutto del Nebbiolo, ancora troppo poco conosciuto ed apprezzato.

Si scende quindi a Borgofranco, famosa per i “balmetti”, un complesso di più di 100 gallerie naturali ricavate nella montagna dalla sovrapposizione di grossi massi morenici (impiegate come cantine per la temperatura costante a 6/9° che garantiscono), non meno che per i golosi biscotti “canestrelli” alla nocciola.
Tappa d’obbligo a Ivrea, per vivere l’atmosfera suggestiva del complesso formato dal Duomo e dal Castello del Conte Verde.

Lasciata Ivrea, si tira diritto fino a Caluso, patria di uno dei pochi bianchi autoctoni piemontesi, l’Erbaluce, il cui nome è legato alla ninfa Albaluce (la sua immagine stilizzata è sul bollino del consorzio). Nella versione secca questo vino si adatta bene come aperitivo o con le lumache,ma davvero eccezionali sono le sue versioniPassito e Passito liquoroso, ottenuto dalle migliori uve messe ad appassire sui solari.

A questo punto, lasciandovi alle spalle Chiasso, proseguite per Chieri, col suo bellissimo Duomo e Battistero e i non meno conosciuti rôbatà, fatti all’antica, che si dice siano nati per sostituire il pane per l’anoressico Vittorio Amedeo II.

Il nostro itinerario si chiude a Pessione, una delle capitali del vino italiano. Qui, da un primo stabilimento del nonno del celebre avvocato, Giovanni Agnelli, grazie all’iniziativa di Alessandro Martini, è venuto consolidandosi il successo di quello che oggi è uno dei colossi mondiali nella produzione di spumanti, la Martini & Rossi.