Vignaioli Piemontesi. Anteprima vendemmia 2019: meno uva e meno vino, ma a quattro stelle. Restano nodi su risorse, clima, reddito, mercati e sinergia

inserito il 2 Dicembre 2019

Una bella villa, Villa Ottolenghi, tra le colline che sovrastano Acqui Terme, in provincia di Alessandria, un panorama splendido sul Monferrato da cui si vede una bella porzione di Arco Alpino, Monviso compreso, e vigneti di barbera e moscato tutt’attorno.
Non fosse stato per la tante frane e le ferite della recente alluvione la sede che la Vignaioli Piemontesi (VP) ha scelto per la presentazione di Anteprima Vendemmia, analisi ragionata sulla stagione vitivinicola, sarebbe stata perfetta e lo è stata, anche se per raggiungerla si sono viste tutti i danni che i cambiamenti climatici hanno inflitto al territorio piemontese del vino.

Per quanto riguarda le analisi degli esperti Vp, che pubblichiamo qui sotto, esse hanno dipinto in buona sostanza un Piemonte del vino che è ancora al top con molte luci e qualche ombra.
Bene la qualità (ma non è una notizia) e sanità delle uve (questa è una buona nuova), meno bene i volumi che sono stati inferiori almeno del 15%, ma c’è chi addirittura parla del 30%.
In chiaroscuro, poi, anche i mercati che, a seconda delle tipologie, segnano incrementi o stasi da analizzare con calma o da affrontare con contromisure adeguate.

Tra gli interventi, moderati dal giornalista Roberto Fiori, ne riportiamo alcuni che, a nostro avviso, hanno posto argomenti sui quali varrebbe la pena di soffermarsi.

Giulio Porzio, presidente di VP, ha posto l’accento su vari temi delicati, dal reddito agricolo che deve essere dignitoso per impedire l’abbandono del territorio viticolo peggiorando le questioni legate ai cambiamenti climatici. Per Porzio il prossimo PSR, il piano di sviluppo rurale che individua i fabbisogni, i progetti per fare fronte e distribuisce risorse pubbliche pro agricoltura, debba tener conto delle modifiche dei mercati con attenzione alla qualità e strumenti di controllo dei prezzi (troppo bassi) che spesso trascinano giù le eccellenze piemontesi, fino alla ricerca che ancora non è stata attivata in modo adeguato in Piemonte.
«Tutto gira attorno a tre temi: sostenibilità, reddito, dimensioni – ha detto Porzio -. Sostenibilità è il grande tema di oggi e del futuro, a cui è collegata la fondamentale gestione del territorio che è sempre stata fatta dai nostri viticoltori. Ma se non garantiamo loro il reddito minimo per sopravvivere, i risultati sono quelli che abbiamo visto con il maltempo delle ultime settimane: smottamenti, frane, allagamenti. Altra riflessione va fatta sulle dimensioni delle aziende vitivinicole piemontesi. Piccolo è bello, ma ci limita. Non abbiamo la capacità di fare massa, né investimenti economici»

Netto l’intervento dell’assessore alle politiche agricole della Regione Piemonte, Marco Protopapa, il quale a proposito dei recenti danni da maltempo subiti da terreni e vigneti ha dichiarato che le risorse saranno molto inferiori a quelle necessarie per rimettere le cose a posto. Protopapa ha confermato l’urgenza di un piano anti abbandono e di cura del un territorio sempre più delicato e a rischio chiamando in causa le istituzioni europee e gli strumenti assicurativi. «Ci vuole un nuovo orgoglio di appartenenza con i piemontesi che devono riprendere coscienza delle proprie potenzialità» ha detto l’assessore.

Poi la parola è passata ai Consorzi di Tutela.

Filippo Mobici (Barbera d’Asti) ha in qualche modo contrastato i dati riferiti dall’analisi di VP in merito alla “rossa” piemontese. «Il fatto è – ha detto – che ci vuole chiarezza sulla destinazione delle uve senza continuare a parlare generalmente di Barbera. Indicare da subito a quale tipologia di vino debba essere destinata l’uva servirebbe a dare stabilità a un comparto che è molto articolato» ha detto. Una posizione, quella del presidente del Consorzio della Barbera d’Asti e vini del Monferrato, che mette sul piatto un nodo non facile da sciogliere.

Ha dato molti spunti di riflessione l’intervento di Paolo Ricagno, presidente del Consorzio del Brachetto il quale ha sostenuto essere in corso una crisi del comparto vitivinicolo piemontese dovuta a una molteplicità di fattori: dalla diminuzione dei volumi delle uve, che Paolo Ricagno stima in almeno il 30% con un conseguente minore incasso, sempre secondo il presidente del Brachetto, per i vignaioli di circa 14 milioni di euro («per questo ho inviato una lettera alla Regione in cui chiedo lo stato di crisi»); alla scarsa comunicazione istituzionale del comparto vino in Piemonte; alla discontinua sinergia tra Consorzi di tutela fino alla insufficiente sensibilità delle istituzioni pubbliche ai temi agricoli.

Infine sintesi estrema, ma con riferimenti davvero importanti per il futuro del settore, per Stefano Ricagno (figlio di Paolo) vice presidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti. «Ho sentito qui molti richiami alla collaborazione, al fare squadra, alla sinergia. Spero che dalle parole si passi ai fatti per fare squadra per davvero» ha detto Stefano Ricagno.

Fin qui la cronaca dell’evento di questa mattina. Di seguito i dati e le analisi di VP su vendemmia in vigna, in cantina e con le prospettive dei mercati. Buona lettura.

Anteprima Vendemmia

Dopo le relazioni super tecniche dell’agronomo Michele Vigasio che ha presentato una precisa indagine su come le uve piemontesi siano giunte alla raccolta, e dell’enologo Giampiero Gerbi che ha tracciato prospettive e previsioni dei vini che usciranno dalle Cantine dall’annata 2019, il giornalista Giancarlo Montaldo si è soffermato sugli aspetti legati all’economia del Piemonte vitivinicolo 2019. In genere, le dinamiche di mercato vedono l’ulteriore potenziamento dei vini piemontesi nel contesto mondiale conclude Il primo dato da evidenziare è quello sulla superficie vitata: «Dopo parecchi anni di flessioni, nel 2017 la tendenza si è invertita – rileva Montaldo – grazie al fatto che il vigneto piemontese ha ricominciato a mettere a dimora nuovi ettari. La tendenza è proseguita anche nel 2018 e si sta confermando anche nel 2019». Guardando ai numeri, negli ultimi sette anni (2013 – 2019), il vigneto piemontese ha evidenziato un andamento sostanzialmente stabile e con una situazione di incremento nella fase finale. Nel 2013 la superficie vitata piemontese disponeva di 44.169 ettari, nel 2014 di 43.893, nel 2015 di 43.553, nel 2016 di 43.500, nel 2017 di 44.202, nel 2018 di 44.449 e nel 2019 di 44.677 ettari (dato aggiornato al 21 novembre 2019). In particolare crescono gli autoctoni rari: in dieci anni, tra il 2008 e il 2018, la superficie occupata da queste varietà è passata da 1.487,50 ai 1.962,38 ettari. L’aumento è stato di quasi 475 ettari, pari al 31,92%.

I DATI DELLA VENDEMMIA 2019

Ricordiamo in sintesi quali sono i dati della vendemmia 2019: germogliamento precocissimo con un avvio di stagione freddo e con piovosità elevata, a cui sono seguite fasi climatiche alterne con picchi di calore a fine giugno. La raccolta delle uve è tornata nella normalità, tra settembre e ottobre inoltrato. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino è stimata in calo del 15%: ad oggi sono oltre 2,2 milioni gli ettolitri dichiarati ma il bilancio finale si potrà fare solo dopo il 15 dicembre, data in cui si chiudono le denunce di vendemmia. In Italia la produzione è stata intorno ai 46 milioni di ettolitri (-16% sul 2018).

La vendemmia comunque soddisfa per la qualità: dalle analisi e valutazioni svolte costantemente dal servizio tecnico di Vignaioli Piemontesi, coordinato da Daniela Tornato e Michele Vigasio e dall’enologo Giampiero Gerbi, molti vitigni sono collocati in vetta della classifica. Il risultato migliore è per l’Arneis, vicino all’eccellenza con quattro stelle e mezzo, a cui segue il Nebbiolo di Langhe e Roero e dell’Alto Piemonte, Ruché, Grignolino, Favorita, Chardonnay che si aggiudicano 4 stelle. Gli altri vitigni stanno nella sfera del buono/discreto.

Le aziende vitivinicole in Piemonte sono circa 18.000 su 67.000 totali, mentre gli ettari vitati sono in crescita e hanno raggiunto quota 44.667. La congiuntura economica in stallo del Piemonte non tocca il settore dell’agrolimentare a cui fa riferimento anche il vino: secondo gli ultimi dati divulgati da Unioncamere Piemonte, il settore alimentare cresce del 2,7%.Si stima una riconferma intorno al 1 miliardo di euro il valore dell’export di vino piemontese.

Un export che interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei paesi comunitari e il 30% nei paesi extra Ue. I principali paesi importatori sono Germania, Gran Bretagna, USA, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone.

Le aziende vitivinicole piemontesi hanno investito circa 23 milioni di euro la promozione Ocm sui mercati dei Paesi terzi per l’internazionalizzazione e l’export per la campagna 2018/2019, di cui la Regione ha stanziato risorse per 8,5 milioni di euro.

Il 33% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: 37 cantine cooperative piemontesi sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con 6.242 aziende vitivinicole.

La pubblicazione di Anteprima Vendemmia 2019 è anche scaricabile gratuitamente online andando sul sito www.vignaioli.it

DATI E VALORI DEL PIEMONTE VITIVINICOLO NEL 2019

  • 44.667 ettari di vigneto, (circa il 7% del vigneto Italia), che comprendono i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, riconosciuti dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
  • Nel 2019 la produzione di vino è stimata in calo del 15%: ad oggi sono oltre 2,2 milioni gli ettolitri dichiarati ma il bilancio finale si potrà fare solo dopo il 15 dicembre, data in cui si chiudono le denunce di vendemmia. La produzione nazionale è di 46 milioni di ettolitri (- 16% sul 2018).
  • 18.000 le aziende agricole a indirizzo vitivinicolo.
  • 280 imprese industriali produttrici di vini e distillati con circa 3.300 addetti.
  • 54 Cantine cooperative con circa 12.000 soci (rappresentano circa 1/3 della produzione vitivinicola regionale)
  • Si stima una riconferma intorno al 1 miliardo di euro il valore dell’export di vino; tale valore rappresenta circa il 22% dell’export agroalimentare piemontese e circa il 18% dell’export vini nazionale. Il Piemonte esporta circa il 60% del vino. Il Piemonte esporta circa il 60% del vino. Il 70% viene assorbito dai Paesi UE, il restante 30% dai Paesi extra UE.
  • 19 vini a docg (calcolando l’Asti e il Moscato d’Asti, il Roero e il Roero Arneis) e 42 doc (su 73 docg e 332 doc nazionali), il più alto numero tra le regioni, che coprono circa l’85% della produzione regionale; quasi tutta di vitigni autoctoni storici. A bacca bianca: Arneis, Cortese, Erbaluce, Favorita, Moscato Bianco; a bacca rossa: Barbera, Bonarda, Brachetto, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Malvasia, Nebbiolo, Ruché, Pelaverga
  • 14 tra grandi e piccoli Consorzi di Tutela che coprono tutte le doc e docg. 2 grandi Associazioni produttori; un consorzio per la promozione, Piemonte Land of Perfection, costituito dai principali Consorzi di tutela dei vini.
  • 14 Enoteche Regionali e 33 Botteghe del Vino, riconosciute con legge regionale n. 37/80, che rappresentano circa 4.300 produttori espositori; che ospitano mediamente 1.000.000 di visitatori all’anno (metà dei quali stranieri), che saranno oggetto di riforma con la Legge Regionale 1/2019.
  • 7 Strade del Vino riconosciute
  • 8,5 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte nell’annualità 2019/2020 alla misura promozione sui mercati dei Paesi terzi dell’OCM Vino per l’internazionalizzazione e l’export delle aziende vitivinicole piemontesi.
  • quasi 4 milioni di euro le risorse assegnate nel 2019 attraverso la Misura 3 del PSR a sostegno dei più importanti eventi di promozione dei vini di qualità piemontesi, tra cui il Vinitaly di Verona e il Prowein di Düsseldorf.
  • 5.036.241 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte alla misura ristrutturazione e riconversione vigneti dell’OCM Vino per l’impianto e la modernizzazione delle superfici vitate.




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