Non si può scordare lo slogan con cui Capetta, la Cantina vinicola di Santo Stefano Belbo, firma le sue réclame: “nobili vini del Piemonte”. Ricorda un carosello di tanti anni fa, ma nello stesso tempo identifica il taglio fortemente territoriale di una azienda che ha sempre puntato e ancora punta sui classici vini piemontesi, dalla Barbera al Moscato, dal Barolo al Barbaresco al Moscato all’Asti (dolce e secco) al Grignolino al Brachetto. Insomma tutto il meglio della produzione vinicola piemontese.
Era, dunque, impossibile non chiedere a Riccardo Capetta, presidente del Gruppo Capetta che comprende anche brand come Duchessa Lia e Balbi Soprani, una dichiarazione proprio sul vino rosso che insieme ad altri identifica il Piemonte. E così, tra degustazioni accompagnate da qualche assaggio dolce e salato, la storia del Dolcetto made in Capetta si dipana agevolmente.
È la voglia dei piemontesi di riscoprire le tradizioni, quei vitigni autoctoni che hanno fatto grande questa regione, insieme, non dimentichiamolo, ai segnali che indicano la nuova via per conquistare nuovi mercati e consumatori: vini moderni che si rifanno al passato in un mix vincente e sempre nuovo. Riccardo Capetta lo dice, in questa chiacchierata, che parla di Dolcetto, ma anche di molto altro. Buona visione.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
immagini e riprese di Vittorio Ubertone
Vinitaly finito e…. Riccardo Capetta parla del Dolcetto firmato dalla maison santostefanese, «In linea con l’anno dedicato a questo vino e il nostro amore per i vini del Piemonte»
inserito il 10 Aprile 2019Lascia un Commento
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