FUGASSA D’LA BEFANA

i prodotti tipici del Piemonte

 

La “Fugassa d’la Befana” è un prodotto tipico della provincia di Cuneo e di altre zone del Piemonte (nell’Alessandrino, per esempio, con trascurabili variazione di forma, assume la denominazione di “Fugassa col Carsent”). La “Fugassa d’la Befana” ha un aspetto rotondo, a forma di margherita, un colore dorato ed un sapore dolce.
Per preparare l’impasto della “Fugassa d’la Befana” occorrono g 2.000 di lievito naturale (ottenuto da lievito madre, farina e acqua), g 4.500 di farina ad alto tenore proteico, g 1.270 di burro morbido, g 980 di tuorli, g 48 di sale, g 1.600 di cubetti canditi di arancia e di cedro e vaniglia.
Si impasta bene, si fa lievitare per tutta la notte al coperto a circa 23 °C e, al mattino, si fraziona del peso che si vogliono fare le focacce. Si fa riposare una decina di minuti e si schiaccia ogni pezzo fino ad ottenere uno spessore di circa 2,5 cm, sistemato su teglie con carta da forno. A questo punto, si taglia a spicchi senza raggiungere il centro, tipo margherita. Ogni spicchio a fantasia, va attorcigliato o accavallato uno sull’altro per 1/3 sopra lo spicchio vicino e si fa lievitare a 27 °C.
Si lucida la superficie con albume e si cosparge di granella di zucchero. Si cuoce in forno a circa a 200°C. La “Fugassa d’la Befana” si conserva in luogo asciutto e si consuma entro 1–2 giorni.

Zona di produzione
La Fugassa d’la Befana viene prodotta nella provincia di Cuneo e in altre zone del Piemonte.

Attrezzature utilizzate
I materiali e le attrezzature (forno a riscaldamento diretto o indiretto, planetaria e teglie) sono aderenti con l’attuale legislazione in materia igienico–sanitaria.

La storia
E’ un dolce molto antico che può essere paragonato con il panettone e la colomba pasquale, ma si pensa sia, addirittura, più antica.
E’ nata come dolce nelle feste familiari o di gruppo; era un dolce con sorpresa, infatti, internamente a due petali, si introducevano due fave una bianca e l’altra nera. I malcapitati che trovavano la fava bianca dovevano pagare la focaccia e quelli della fava nera il vino

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