Fiori d’acciaio tra le viti. Quanto è difficile (o facile) essere donne nel mondo, ancora molto maschile, dei produttori vinicoli piemontesi? Ne parlano quattro protagoniste

inserito il 24 Giugno 2022

Mettiamo da parte le frasi fatte, le realtà comode e inventate, i concetti di circostanza, le dichiarazioni trite e ritrite sulla parità di genere, quelle ormai centenarie sulla parità dei sessi e persino quelle odiose su quell’orrenda formula che va sotto la pessima espressione di “quote rosa”. L’universo femminile, in un’Italia e in un mondo ancora dominati da una cultura maschilista, fatica ad emergere a tutti i livelli: politico, economico, sociale, culturale. Nonostante ci siano donne astronauta, leader politici, capi di Stato e di Governo, siamo ancora molto lontani dalla parità con gli uomini.

E nel mondo del vino? Naturalmente non mancano le donne che, però, si sono fatte le loro associazioni. E su questo bisognerebbe chiedersi perché ne abbiano avuto l’esigenza.

Dunque tra i produttori vinicoli piemontesi le donne ci sono e sono in crescita, ben più di una sparuta pattuglia, e portano molto in alto la bandiera dei propri vini di territorio con brand e produzioni non solo importanti, ma anche di altissima qualità.

Tuttavia manca ancora la loro voce nella governance, nei “parlamentini”, nelle posizioni apicali, insomma nelle stanze dei bottoni. Nonostante alcune abbiano posizioni di rilievo in Consorzi (le presidenti di Freisa di Chieri e Alta Langa su tutte) e associazioni (Albugnano l’ultimo esempio, insieme a Enoteca regionale di Acqui Terme) le donne restano fuori o sono scarsamente rappresentate nei CDA che contano, nelle sedi dove si discute e si decide il futuro del vino del Piemonte e d’Italia. Perché? Alcune spiegano che le incombenze di lavoro, casa e famiglia, spesso schivate dai colleghi uomini per ruoli ancora radicati nella società, sono già abbastanza gravose e non agevolano la presa in carico di altre responsabilità. C’è da chiedersi come siano state accolte le donne nel consesso dei produttori vinicoli del Piemonte. Con la collaborazione del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, lo abbiamo chiesto a quattro produttrici astigiane che ci hanno raccontato le loro esperienza.

Abbiamo intervistato Mariuccia Borio, di Cascina Castlet a Costigliole d’Asti; Renata Bonacina di Dacapo Ca’ d Calos vini ad Agliano Terme e Calosso; Susanna Galandrino de La Gironda a Nizza Monferrato e Valeria Gaidano di Tenuta Tamburnin a Castelnuovo Don Bosco.

Ne è venuto fuori una fotografia in chiaroscuro con difficoltà iniziali, un bel po’ di diffidenza, prevenzione e, nel migliore dei casi, accondiscendenza da parte colleghi uomini. Sia ben chiaro che ci sono stati anche maschi illuminati che hanno incoraggiato e aiutato (c’è vita su Marte!), ma le resistenze ci sono state e forse, in alcuni ambiti ci sono ancora.

Dal canto loro le donne piemontesi produttrici di vino (come quelle d’Italia e del resto del mondo), hanno mostrato una forza, un’energia e una determinazione fuori dal comune, da veri fiori d’acciaio tra i filari, in grado, sempre di più, di resistere e abbattere stupidi pregiudizi e stereotipi datati.
Ecco le loro voci.

fi.l.

Mariuccia Borio
Renata Bonacina
Susanna Galandrino
Valeria Gaidano

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