Consorzio dell’Asti. Fuori anche Assomoscato (vignaioli). Ma Ricagno smonta le accuse: «false e pretestuose»

inserito il 30 Dicembre 2010

Conferenza stampa tesa e aspra, mercoledì 29 dicembre 2010, nella sede storica del Consorzio di tutela dell’Asti, in piazza Roma ad Asti. Sul tavolo temi delicati che hanno riscaldato le varie anime della filiera Moscato. Al banco dei relatori il presidente Paolo Ricagno, con i vice Marabese e Marzegalli. In platea giornalisti, manager, industriali, moscatisti e anche una pattuglia anti-ricagno, i vignaioli di Assomoscato, guidata dal loro presidente Giovanni Satragno.

Già dalle prima battute la tensione si taglia con in coltello. Ricagno non parla a braccio: «leggo perchè non voglio essere frainteso» spiega e apre il suo intervento – di cui pubblichiamo qui la versione integrale delle riprese video – diretto a smontare pezzo per pezzo le accuse mosse dai suoi critici.

Dunque parte l’elenco delle bufale diffuse a mezzo stampa: nessuna intenzione di aumentare a 144 quintali/ettaro, si tratta del meccanismo blocage/deblocage che mette a disposizione, quando sia necessario, il surplus di uva moscato; nessuna intenzione di condurre la danza da soli, il Consorzio continuerà a prendere decisioni condivise all’interno dell’attività di tutela e valorizzazione; nessuna intenzione di ampliare in modo selvaggio la zona di produzione, sarà la Regione a stabilire se sia il caso o meno, come per altro indicano le direttive Ue, di far entrare parte del territorio della città di Asti nella lista dei Comuni del Moscato dove si può coltivare l’uva moscato; nessuna prevaricazione da parte del presidente del Consorzio: «Io sono a capo di un Consiglio di 29 da dove passano tutte le decisioni».

Quindi Ricagno annuncia un riassetto istituzionale del Consorzio per rendere l’ente «più adeguato alla realtà dell’Asti e del Moscato» – cosa voglia dire lo scopriremo solo a gennaio – e lo stop di tutte le azioni promozionali: «Sono ancora disponibili 27 dei 40 milioni di euro del piano di rilancio. Entro giugno 2012 dobbiamo decidere cosa farne, lo faremo insieme alla filiera».

Quelli di Assomoscato, in fondo alla sala, rumoreggiano. Il loro malumore non si arresta di fronte ai chiarimenti di Ricagno che Giovanni Satragno – di cui pubblichiamo video dell’intervento – bolla come «fantasie, favole natalizie». Il resto è una serie di rimproveri e attacchi frontali a Ricagno reo, secondo Assomoscato, di portare avanti una politica che non tutela la qualità e il lavoro dei vignaioli. «Anche come associazione Assomoscato siamo dimissionari dal Consorzio di tutela dell’Asti, insieme ad una quindicina di aziende. Perché la gestione di Ricango non ci piace e non ci rappresenta» dice Satragno.

Si parla anche delle iscrizioni d’ufficio al Consorzio di tutela che alcuni conferenti di uve di grandi aziende hanno denunciato. «Andava fatto con più correttezza» sbotta un vignaiolo. «Non abbiamo costretto nessuno. Chi ci ha ripensato può annullare la sua iscrizione» replica Lorenzo Barbero della Cinziano-Campari.

Però quelli di Assomoscato non sono soddisfatti. Arrivano persino a chiedere a gran voce le dimissioni del presidente del Consorzio di tutela il quale replica – di seguito il video – ribadendo l’intenzione di continuare a guidare il Consorzio fino alla scadenza del suo mandato nel 2012. «Io non sono presidente a vita o pagato come accade in altri enti» ribatte a muso duro Ricagno che alla fine ricorda i dati di vendita di Asti e Moscato docg che quest’anno oltrepasseranno i 100 milioni di bottiglie e invita all’unione: «Dovremmo brindare invece di litigare. Dovremmo pensare al futuro, invece di distruggere».

Appelli che sembrano soffianti nel vento, proprio mentre altre “bollicine” italiane, quelle del Prosecco, festeggiano, senza polemiche, i 115 milioni di bottiglie vendute con un aumento di volumi del 15%.

Al termine della conferenza stampa i media ancora una volta hanno avuto spunti a iosa sui maldipancia del mondo del Moscato che, nonostante il momento positivo, non riesce proprio a trovare un centro di gravità permanente rischiando di trasformarsi da pianeta del bengodi dell’enologia piemontese in un asteroide in caduta libera.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Intervento di Paolo Ricagno

Intervento di Giovanni Satragno

Replica di Paolo Ricagno

Casa dell’Asti

6 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 3 Gennaio 2011 at 10:44 -

    Non ho partecipato volutamente alla conferenza stampa in questione innanzitutto per non rovinarmi ulteriormente la fine di un anno che, dalla serie mal comune mezzo gaudio, non credo sia stato memorabile per la maggioranza e men che meno per il mondo vinicolo. Sapevo poi che Filippo e Vittorio ne avrebbero fatta cronaca puntuale, il che mi ha fatto preferire un incontro con i vecchi amici del Gruppo Teatro Nove, assai più piacevole e ricco di bei ricordi (eh,eh). Non ho più molti commenti da fare….ormai convinto che a ben poco servirebbero, come pure vedo assai buio il futuro di un comparto che ancora una volta dimostra l’incredibile capacità di noi piemontesi di di tagliarci le p…..per far dispetto alla moglie. Ribadisco solo che si parte da un concetto di fondo che giudico sbagliatissimo, ovvero preoccuparsi della quantità piuttosto che della qualità. Già in passato questa “politica” dissennata portò alla distillazione agevolata e tanti altri guai che molti (che già erano nella stanza dei bottoni) tendono a dimenticare troppo facilmente. Tanto se ci sarà più prodotto proveniente da dove si vuole sul mercato sarà una schifezza e verrà venduto al prezzo di un’acqua minerale (non di marca) se si vuole arrivare a questo invece che far capire al pubblico (tramite adeguate campagne) che il nostro Asti e il nostro Moscato d’Asti sono (o dovrebbero essere) decisamente migliori…..allora prosit!!!!

  2. filippo 31 Dicembre 2010 at 10:49 -

    grazie per i complimenti – anchea nome di Vittorio Ubertone e dello staff di Sdp – e per i tuoi commenti sempre puntuali e interessanti (ma che lo di dico a fà). Auguri. Per quanto riguarda la crisi del Consorzio a me, più che una crisi di rappresentanza mi sembra una crisi coniugale (forse non c’è differenza…) nel senso che quelli che stanno litigando sono quelli che hanno fatto un bel po’ di strada insieme senza minimamente avere screzi e sempre d’amore e d’accordo. Oggi non va più bene niente. Però come tutte le cose anche l'”amore” finisce o si trasforma in qualche altra cosa, affetto, amicizia e stima quando si è fortunati; disistima, avversione e odio quando va male…

  3. Michele Fino 31 Dicembre 2010 at 08:56 -

    Caro Filippo,
    davvero un eccellente lavoro di informazione il tuo.
    Davvero preoccupante la crisi del consorzio dell’ASTI (mi sembra difficile infatti non parlare di crisi se se ne vanno in tanti e soprattutto questi tanti!).
    Forse è proprio il meccanismo istituzionale di rappresentanza a non funzionare più e questo, unito alla disponibilità dei fondi per la promozione, ha causato la deflagrazione cui assistiamo.
    Gli attori in campo sono forti e ricchi di personalità. Ci vorrebbe una mediazione molto autorevole per ristrutturare istituzionalmente il consorzio e garantire a tutte le componenti (anche e soprattutto a quelle fuoriuscite) meccanismi di rappresentanza adeguati.

  4. filippo 30 Dicembre 2010 at 21:08 -

    @felice: grazie per ringraziamenti e anche a nome di Vittorio Ubertone che, oltre ad essere il webmaster e ideatore di sito e blog, è l’autore delle videoregistrazioni degli interventi e del prezioso mini-filmato su Palazzo Gastaldi, lo splendido palazzo d’epoca in piazza Roma ad Asti che è la sede storica del Consorzio dell’Asti e del Moscato. Per il resto che posso dire, condivido la confusione di molti osservatori che guardano al mondo del moscato come si guarda dentro ad un vaso con falene che girano impazzite. Forse bisognerebbe fermarsi e riflettere un po’ di più invece di gridare. Speriamo che la pausa di fine anno porti consiglio (ma questa volta sono pessimista). Buon anno e in alto i calici di Moscato e di Asti, bevendo moderatamente, sia uno che l’altro.

  5. felice 30 Dicembre 2010 at 20:36 -

    grazie a filippo perchè ci tiene informati, con puntualità.
    adesso anche le testate giornalistiche tradizionali si proeccupano della vicenda, ma mi sembrano abbiano un po’ le idee confuse e, in parte li capisco.
    Purtroppo mi sembrano confusi anche i soggetti politici che faticano a capire cosa c’è dietro tutto (oggi ne ho avuto una conferma personale) ed un motivo è forse anche che la zona dell’asti gravita su più provincie, e con territori tutti lontani dal relativo capoluogo…

    condivido la proposta pragmatica. è sempre una strada da percorrere per ristabilire un rapporto con il territorio, quando qualcuno si sente “incensato dal cielo”.
    Buon anno e noi.. naturalmente si brinda a Moscato e, per chi può.. con Asti, neh!

  6. giovanni bosco ctm 30 Dicembre 2010 at 17:09 -

    Quello che sta succedendo al Consorzio dell’Asti Spumante mi ha fatto molto pensare. Non voglio addentrarmi sulla disputa in corso, ma una seria riflessione deve coinvolgere tutti coloro che vivono e prosperano in questa zona, siano essi contadini, industriali, artigiani, commercianti o prefessionisti. Direttamente o indirettamento tutti dipendono da questo prodotto. L’anno scorso sono uscite dal Consorzio due case vinicole storiche Gancia e Martini e Rossi (fondatrici del consorzio stesso) seguite a ruota dalla Cantina Sociale di Santo Setfano Belbo e dall’az. agricola Gallina Giacinto. Qualche anno fa era uscita la Fontafredda Quest’anno se ne sono andati una quindicina di produttori di Moscato d’Asti, tra gli altri nomi importanti : I Vignaioli di Santo Stefano Belbo, Paolo Saracco di Castiglione Tinella, Michele Chiarlo di Calamandrana. E’ di oggi la notizia che hanno presentato le dimissioni
    la Produttori Moscato d’Asti Associati e la Cantina Sociale di Cossano Belbo. Ma chi è rimasto al Consorzio? Una multinazionale , alcune Cantine Sociali che nel 2000 avevano abbondonato la Produttori e la seconda generazione di quei contadini che negli anni ’60 si erano inventati il mestiere di industriali facendo concorrenza ai nomi prestigiosi con spumanti a basso costo (parlo per esperienza diretta). Secondo il mio modesto parere c’è molta mancanza di cultura. Manca la conoscenza e la consapevolezza del grande tesoro( territorio e l’impegno dei nostri padri e nonni ) che abbiamo ricevuto in eredità.Le discussioni non mi hanno mai impensierito. Se si discute, anche duramente; vuol dire che il problema interessa, altrimenti si farebbe come nella zona del Barbera…e soprattutto si deve discutere quando le cose vanno bene. Ma si deve discutere su cose che si conoscono perfettamente, altrimenti la discussione diventa sterile e si arriva alle accuse reciproche. Per lunedì ho convocato i dirigenti del CTM e a loro proporrò di iniziare dei corsi di istruzione per i giovani contadini. Molti di loro , si parla di oltre 2000 hanno firmato la domanda di adesione al Consorzio dell’Asti Spumante. Contadini che non sanno nulla del Consorzio. A loro spiegheremo i doveri e i diritti di un consorziato. Credo infatti che duemila contadini che con competenza e entusiasmo vanno a rinforzare le strutture di un’associazione ottantenne (qualcuno dice che li dimostra tutti) servano veramente per dare una botta di vita. O no?
    Buon Moscato d’Asti.
    giovanni bosco
    presidente CTm

    g

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