Cortese da Gavi: c’è l’accordo sulle uve. Da 64 a 100 euro al quintale, e al Consorzio i fondi regionali

inserito il 4 Settembre 2011

A vendemmia cominciata per le altre uve e imminente anche per il Cortese – anche se in alcune zone meno vocate i grappoli bianchi sono già stati raccolti – c’è l’accordo per tra vignaioli e case vinicole sul Gavi docg, il vino bianco più celebrato del Piemonte. Lo ha annunciato in questi giorni, senza nascondere la soddisfazione, l’assessore all’Agricoltura della regione Piemonte, Claudo Sacchetto che in una nota ufficiale ha dichiarato: «Era fondamentale raggiungere un accordo prima dell’inizio della vendemmia. Sono stati dati segnali importanti sia in merito all’introduzione di parametri qualitativi, sia in riferimento ad un aumento del prezzo delle uve. Con queste premesse e con l’evidente riduzione delle giacenze credo che si possa guardare al futuro con maggiore ottimismo».

Nello specifico, come confermano dall’assessorato regionale, l’accordo è stato raggiunto confermando le rese di 90 quintali a ettaro dell’anno scorso con un incremento del prezzo delle uve che verrà stabilito in base a tre fasce determinate dalla gradazione che si otterrà dalle stesse: da 9,50 a 11,20 gradi i grappoli si pagano 64 euro al quintale, da 11,21 a 12,40 68 e da 12,41 in su 100 euro.

Al prezzo verrà sottratto un euro a quintale che sarà versato al fondo gestito dal Consorzio di tutela. Pertanto il prezzo base sarà di  63 euro/quintale con un incremento di 4 euro/quintale rispetto al 2010. Nel complesso i viticoltori percepiranno un aumento da 360 a 1800 euro all’ettaro, in base alla tabella qualità, rispetto all’anno scorso, di prodotto Docg.

I prezzi dei superi non sono stati determinati e si potrà rivendicare fino a 12 quintali/ettaro di Piemonte Cortese Doc. Inoltre: «La Regione si impegna ad integrare il fondo destinato al Consorzio con proprie risorse quali la misura 133 del PSR 2007/2013».


5 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 11 Settembre 2011 at 14:55 -

    Caro Soldati, prima di tutto grazie per l’attenzione e gli interventi. Tuttavia, riguardo a quest’ultimo commento forse non ci siamo spiegati bene, del resto non lo abbiamo mai fatto (sic!); questo non è un sito tecnico, né si prefigge di diventarlo. Parlando di vendemmia delle uve cortese abbiamo parlato di zone meno vocate perché, ad esempio nell’Astigiano, il cortese lo hanno vendemmiato da un pezzo, appena dopo il moscato. Lo sappiamo perché abbiamo partecipato alla raccolta (ebbene sì, siamo di quei giornalisti che si sporcano le mani di grasso e non stanno sempre dietro ad un video…). Solo questo, ogni altra interpretazione della nostra definizione giornalistica è errata e, forse, supportata da motivazioni che non conosciamo, ma che possiamo intuire. Che ci sia una guerra tra aree di produzione del cortese da Gavi (perché dell’altra tipologia, molto, molto, molto meno remunerativa, frega nulla a nessuno…)? Che il recente accordo interprofessionale – del quale, a quanto pare, siamo stati gli unici a riferire prendendo pari pari un comunicato stampa regionale, abbia scontenato qualcuno a favore di qualcun altro? Se sono questi i temi che fanno ribollire il comparto del Gavi, ospiteremo, come abbiamo sempre fatto, interventi e contributi, anche tecnici (ma non troppo, per carità…). E a questo proposito spiace deludere la sua richiesta di “spiegazione tecnica” perché semplicemente la nostra ‘affermazione non lo era. Noi facciamo informazione non consulenze eno-giuridiche.
    Ricambiamo ringraziamenti e saluti
    Filippo Larganà

  2. Giorgio Soldati 11 Settembre 2011 at 13:26 -

    Solo una curiosità sul Vostro titolo: perchè indicate una vendemmia “già iniziata nelle zone meno vocate”? Nel nostro caso, e non credo di essere in una zona poco vocata (fraz Rovereto di Gavi) abbiamo iniziato ben prima di fine agosto con Babo ben oltre i 17, proprio perchè vocata, poi abbiamo raccolto nella zona meno vocata come gradazione zuccherina, della nostra proprietà la base spumante ecc. Pertanto gradirei una spiegazione tecnica dell’affermazione che mi sfugge. Se siete a conoscenza dei dati di andamento di maturazione fatti da Vignaioli Piemonte potrete avere alcune conferme, non tutte in quanto in ogni zona segnalata vi è un grado minimo e duno massimo e non è datoi sapere quale sia quello indicato!!
    Grazie saluti
    Giorgio Soldati

  3. anonimo 11 Settembre 2011 at 10:00 -

    Evviva, se ne parla nonostante tutto!
    Le cose stanno così: il nuovo disciplinare Gavi dop ha previsto, secondo la nuova norma europea (prima che questa uscisse qualcuno già lo sapeva ai piani alti) la tipologia “Riserva” e, già esistente “Vigna”, che messe insieme tutte e due insieme non fanno e credo non faranno mai più del’ 1%.
    Bellamente invece si è ignorata la sottozona “Comune di Gavi” che sfiore il 40% perchè se la si fosse regolarizzata come tale, a norma art 4 DM 61 si sarebbe dovuto darle una regolamentazione “più restittiva” (cito) ed il prodotto così ottenuto avrebbe dovuto avere caratteristiche diverse da quello della zona base e chiaramente riconoscibile dal consumatore. Si è inventata invece da parte dell’estensore del testo, il concetto di origine geografica, senza entrare in alcun dettaglio qualitativo, di coltivazione, di analisi, di età del vigneto, nulla di nulla. Solo se si nasce a Gavi piuttosto che a Novi si ha diritto ad un prezzo delle uve del 33% superiore e sul mercato, specie all’estero, si vanta una qualità superiore assoluta. A danno dei consumatori che non hanno modo di avere una conoscenza diretta del problema e poter scegliere pertanto con cognizione, ma fidandosi…
    Va considerato però che il premio dato al Comune di Gavi può essere vantato da qualunque Comune o frazione della zona dop, in quanto sono citati tutti nell’elenco allegato al discilinare.

    Questo perchè al premio NON è collegato alcun concetto di tecnica che dia o garantisca una migliore qualità o minore resa ecc. pertanto se ne deduce che il premio, perlatro come ben indicato, è legato SOLO alla zona di origine, in quanto ad esempio il terreno se argilloso, lo è anche in altri 5 o 6 comuni della stessa zona docg.

    Pertanto …. che si fà? Credo tutto meno che stare fermi e subire, A presto nuove notizie immagino e migliori.

    Confermo quanto scritto dal collega riguardo il concetto di scala prezzo sulla gradazione alcolica, e mi permetto di dire al Tavolo della Paritetica (c’era qualcuno che sa come è fatta una vigna e l’uva?) che almeno il grado lo si esprima in futuro in BABO o Densità, che sono gl’indici lagati al mosto…. e poi non si premia un grado alcolico alto quando il mercato nettamente cerca vini a gradazione più bassa. Se si vuole premiare qualità si devono trovare fattori chiaramnete distinguibili ed individualbili senza dover fare sopralluoghi, come l’età del vigneto od altro che un ente certificatore può facilmente individuare.

    Saluti

  4. anonimo 11 Settembre 2011 at 08:16 -

    purtroppo i produttori sono d’accordo.
    il purtroppo vale non tanto per il prezzo fissato (ci sono troppi nuovi impianti in zone scadenti, come succede ovunque ci sia una resa certa al quintale) quanto per il criterio adottato: il parametro del prezzo fissato in base al grado alcolico è un criterio che valeva per i peggiori vini delle peggiori cantine sociali. Nulla a che vedere con la qualità effettiva. Lasciare spazio ai superi, addirittura ufficializzandoli su una doc minore, per un vitigno rigoglioso come il cortese equivale a rinunciare ad ogni controllo.
    Un’altra cosa che l’articolo non dice: si ufficializza di nuovo la differenza di prezzo tra gavi prodotto nel comune di Gavi e gavi prodotto negli altri comuni: una baggianata colossale, che il mercato aveva già annullato negli ultimi anni. Si prevede di conseguenza un nuovo ciclo di litigi tra i produttori, alla faccia della coesione del territorio.

  5. vini piemontesi 8 Settembre 2011 at 13:35 -

    i produttori di vino sono d’accordo con questo patto?

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