Esclusivo! Asti 53° Comune del Moscato? Parla il sindaco Giorgio Galvagno: «Sbagliato lasciarci fuori»

inserito il 9 Novembre 2011

Intervista esclusiva a Sdp del sindaco di Asti, Giorgio Galvagno che parla della querelle sull’ingresso della città di Alfieri nell’area dei Comuni del Moscato. Una polemica che si trascina da anni. E che è approdata anche nelle aule giudiziarie. Se ne parlerà anche venerdì, 11 novembre, a Canelli, nel corso di un’assemblea pubblica voluta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto.

La vicenda, che più di una volta abbiamo raccontato su questo blog, è legata alla volontà del Comune di Asti di essere annoverato come 53° centro dell’area del moscato. Il che consentirebbe l’impianto di nuovi vigneti e il riconoscimento docg a quelli esistenti. Da ricordare che ad Asti la casa vinicola Zonin ha una ventina di ettari di moscato non docg che se lo fossero rappresenterebbero una ottima – e migliore – fonte di reddito.

Al progetto astigiano, però, da anni si oppongono Assomoscato, che raggruppa parte dei vignaioli, e alcuni Comuni. I giudici di Tar e Consiglio di Stato hanno dato ragione a questi ultimi perché l’ingresso del Comune di Asti era stato eseguito con iter irregolare. D’altra parte  Zonin ha annunciato che ricorrerà alla Corte di Giustizia Europa evidenziando come nell’area dove si produce l’Asti spumante non sia compresa proprio la città di Astim che dà il nome al vino. E indica esempi come Tokaij e Prosecco. Il Consorzio di tutela, dal canto suo, appoggia l’ingresso di Asti in nome di una “pax moscati” da siglare al più presto per avere un nuovo disciplinare e affrontare al meglio le sfide dei mercati sempre più competitivi.

Insomma il braccio di ferro continua e non è proprio detto che la riunione canellese, prologo di quella della commissione nazionale vini prevista per il 14 novembre a Torino, fornisca nulla di più che nuove ocacsioni di scontro e polemica.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Ecco l’intervista a Galvagno:


36 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Gianluigi Bera 24 Novembre 2011 at 12:45 -

    @ Giovanni: scusa se rispondo solo ora. La “zottozona” Canelli così com’è fatta è un mostriciattolo, o un’assurdità. Doveva essere limitata a non più di quattro-cinque comuni contigui (dove peraltro la produzione è quantitativamente molto elevata), con con logiche ferree di tipo pedo-climatico, altimetrico, colturale, culturale. Si è preferito un inverecondo “tutti dentro”, una grottesca ammucchiata che smentisce di fatto qualsiasi possibilità di elevamento dìimmagine e di credibilità.
    Alle giovani generazioni spiegherò questo; magari in un discorso più ampio, che parta da lontano e che spieghi di cme siamo il frutto dei nostri errori.

  2. giovanni bosco CTM 13 Novembre 2011 at 11:17 -

    @ Gianluigi Bera, tanto per conoscere il Tuo pensiero vorrei sapere come spiegherai alle nuove generazioni il motivo per il quale nel nuovo disciplinare della docg del Moscato d’Asti e dell’Asti è stata inserita nella sottozona “Canelli” “la porzione di territorio sito sulla sinistra orografica del fiume Bormida del comune di Loazzolo” lasciando però fuori i due comuni confinanti come Cessole e Bubbio.
    A me è venuto un dubbio: sarà mica che per fare un favore,peraltro non richiesto, a Giovanni Satragno, presidente della Produttori Moscato d’Asti Associati che in quel territorio ha l’azienda si sia tentato di far passare Asti per fare un favore a Zonin e Serralunga d’Alba nella sotttozona “Canelli” per fare un favore a Fontanafredda?
    A pensar male si fà peccato…Filippo vai avanti Tu che a me vien da ridire e mi sbaglio sempre.

    Buon Moscato d’Asti

  3. giovanni bosco CTM 12 Novembre 2011 at 20:55 -

    @Gianluigi Bera: come sempre sei perfetto nello spiegare la storicità e la cultura della nostra zona. Dimmi però come farai a spiegare, fra una ventina d’anni, come ha fatto il Consorzio dell’Asti spumante ad inserire nel nuovo disciplinare ,che a giorni verrà approvato, una sottozona “Canelli” che parte da Canelli e va fino a Serralunga d’Alba, escludendo però alcuni comuni limitrofi a Canelli.

    Buon Moscato d’Asti

  4. Gianluigi Bera 12 Novembre 2011 at 14:37 -

    @ Giovanni Bosco: Costigliole Saluzzo aveva un’antica tradizione produttiva di Moscato, che durava dall’epoca dei marchesi di Saluzzo; come anche Chambave in Valdaosta: realtà troppo lontane dalla nostra zona, Strucchi e Zecchini ne parlarono a titolo di curiosità.
    Canale, Castellinaldo, Cisterna d’Asti ed altri paesi del Roero coltivavano Moscato, ma come uva da tavola (come del resto la Favorita ed il Brachetto) che veniva totalmente assorbita dal mercao di Torino, e non era destinata alla vinificazione.
    I “padri fondatori” della “Zona Tipica” avevano ben chiaro il fatto che metà del Moscato si produceva a Canelli, e un terzo della restante parte fra Calosso e Santo Stefano; e che tutto il resto erano quisquilie di mero valore statistico. Ma erano esponenti dell’industria enologica, a quell’epoca agguerrita come non mai, e affamata di materia prima forse più di oggi . L’area individuata, che con poche modifiche divenne la prima Doc degli anni ’30, era fatta per un’ illimitata espansione industriale, e non per la tutela delle realtà esistenti. L’avessero fatta, ai loro tempi, i contadini produttori e vinificatori , oggi non conterebbe più di dieci comuni ed il Moscato costerebbe 25 euro la bottiglia, franco cantina.

  5. filippo 12 Novembre 2011 at 12:35 -

    «…Santa Vittoria d’Alba… è stato inserito per fare un favore alla Cinzano…», caro Giovanni se lo legge Zonin siamo fritti! Quanto a zappar le vigne col cannocchiale sono molti che si professano di parte agricola e poi non hanno mai vendemmiato un grappolo in vita loro… da presidenti di cantine sociali a sindacalisti, da tribuni e tribunetti a certi colleghi (giornalisti, intendo). Per non parlare di alcuni (non tutti, per carità!) esponenti di parte industriale che con la terra han preferito da sempre riempirsi le tasche piuttosto che sporcarsi le mani… salvo poi fare certi mea culpa tardivi e anche un pelino patetici…

  6. giovanni bosco CTM 12 Novembre 2011 at 12:05 -

    Per una corretta informazione dobbiamo dire che un comune alla sinistra del Tanaro è stato inseritonella zona docg del Moscato d’Asti e dell’Asti Spumante :Santa Vittoria d’Alba… ma è stato inserito per fare un favore alla Cinzano che aveva gli stabilimenti in quel comune… erano altri tempi…allora a rappresentare la parte agricola al Consorzio dell’Asti vi era il Conte Incisa Carlo Beccaria di Santo Stefano Belbo che i vigneti li coltivava con il… cannocchiale: oggi invece a rappresentare la parte agricola al Consorzio abbiamo due signori che tutti i giorni vanno nelle vigne a zappare, potare, vendemmiare… a fare insomma quello che i nostri padri hanno fatto per secoli e i nostri giovani continuano a fare tutti i giorni….o no?

    Buon Moscato d’Asti

  7. filippo 12 Novembre 2011 at 12:00 -

    @Giovanni: bella domanda…

  8. giovanni bosco CTM 12 Novembre 2011 at 10:21 -

    Ieri diversi contadini mi hanno chiesto perchè non sono intervenuto all’assemblea di Canelli, come ho detto a loro voglio qui ribadire che il CTM (Coordinamento Terre del Moscato) è un movimento d’opinione (un noto giornalista ci ha definiti “liberi pensatori”). Il compito del CTM è quello di aprire gli occhi alla gente…. lo abbiamo fatto in molte riunioni spiegando i pro e i contro l’apertura ad Asti. Ieri abbiamo avuto la soddisfazione di vedere tanta gente partecipare con convinzione sapendo bene di cosa si discuteva. Questo vuol dire che l’azione che abbiamo svolto in questi dodici anni è servita a qualcosa.
    Ora che tutto è finito e la decisione passa, o almeno dovrebbe passare, alla Comunità Europea vorrei dare due dati storici.
    Ieri qualcuno ha affermato che il Moscato “di Canelli” si è sempre e solo coltivato alla destra del fiume Tanaro. Sbagliato. Nel 1895 Strucchi e Zecchini ne”il Moscato di Canelli” fra i comuni che producevano il moscato alla sinistra del Tanaro citavano Canale (700 q.li) Castellinaldo (150 q.li) Cisterna d’Asti( 400 q.li) Costigliole di Saluzzo (3800 q.li) per un totale di 5050 q.li pari a circa 50 ettari.
    Pochini qualcuno direbbe. Ma se facciamo un rapporto con i comuni della destra del Tanaro che poi furono inseriti nella docg e che allora producevano moscato di Canelli i quantitativi non erano pochini.Vediamo alcuni per arrivare ai 5050 q.li: Moasca (100 q.li pari ad 1 ettaro) Roccchetta Belbo (50 q.li pari a 1/2 ettaro) Trezzo Tinella (100 q.li) Neive (150 q.li) Mango (300 q.li) Neviglie (300 q.li)Castelnuovo Belbo (100 q.li )Vesime(250 q.li) Cessole (250 q.li) Loazzolo (350 q.li) Terzo (300 q.li)Fontanile (350 q.li)Bubbio (350 q.li) Costigliole d’Asti (400 q.li) Montabone (350 q.li)Monastero Bormida (400 q.li) Bistagno (450 q.li) Catel Rocchero (500 q.li).I quattro comuni alla sinistra del Tanaro producevano Moscato come bel 18 della destra del Tanaro.
    Come mai quei quattro comuni alla sinistra del Tanaro non furoni inseriti nella zona Docg?

    Buon Moscato d’Asti

  9. filippo 11 Novembre 2011 at 23:37 -

    @Aldo: ah bè, sai con tutta ‘sta censura che gira, non vorrei essere tacciato anch’io di censuraggine acuta… 😉

  10. filippo 11 Novembre 2011 at 23:36 -

    @Luca, tutti hanno ribadito quello che dicono da tre anni: Assomoscato & C. contro Asti-Zonin, Regione contro Asti-Zonin, Consorzio possibilista per scongiurare ogni rivalsa anti-denominazione, politici ondivaghi. Risultato: concretamente un nulla di fatto…

  11. aldo cane 11 Novembre 2011 at 22:33 -

    @Filippo: intendevo filtri che bloccano gli indirizzi web per questioni di sicurezza, come accade su molti blog 😉

  12. luca 11 Novembre 2011 at 17:49 -

    riassunto della riunione dunque?

  13. filippo 11 Novembre 2011 at 14:57 -

    @Aldo e @Contadina: gli unici filtri che apponiamo ai commenti ospitati su questo blog sono quelli delle decenza e dell’educazione. I due commenti del blog citato quindi sono benaccetti. Anche se soffrono di alcune pecche fondamentali: il tizio che si propone come “esperto” della materia, per il solo fatto di aver partecipato per alcuni anni (quanti?) al comitato nazionale vini, resta nell’anonimato. Cosa bizzarra per un “esperto” che dovrebbe, al contrario, dire le cose di cui sa alla luce del sole… Per quanto riguarda il merito della questione facciamo rilevare, come abbiamo fatto questa mattina ai bostri vicini di sedia all’assemblea sul moscato che si è tenuta a Canelli, che il Consorzio di Tutela sulla questione se vi sia o meno un rischio europeo, sulla scorta di quello che è accaduto al Tocaji, per la denominazione Asti docg in assenza di Asti città nell’area di produzione, ha interpellato lo Studio Jacobacci di Torino, che è uno studio legale internazionale con uffici in tutta Europa e specializzato da anni nella tutela dei marchi in tutto il mondo. Quindi qualificato almeno tanto quanto lo studio legale milanese Santamaria, consultato da Assomoscato, e che dice esattamente il contrario. Ora, al di là delle diatribe che sono più o meno uscite questa mattina al raduno canellese sulla cui utilità nutriamo più di qualche dubbio, il fatto che un contadino abbia detto che citando il caso Tocaji il Consorzio fa terrorismo perché, citiamo: «c’è solo una remota possibilità che la Ue tolga la denominazione Asti senza Asti città», beh qualche timore lo suscita, non fosse che comunque, al di là di generiche rassicurazioni, nessuno sa dire in modo definitivo se la legge Ue secondo la quale una denominazione geografica è tutelabile solo quando l’area di produzione comprende la città che dà nome al vino, sia applicabil o meno. Insomma, a questo punto, un gitarella a Bruxelles, magari per chiedere un parer ufficiale, qualcuno dovrebbe farla…

  14. aldo cane 11 Novembre 2011 at 13:15 -

    Questo il link al commento indicato da Contadina, sperando passi i filtri 🙂

    http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/commentiRub.asp?ID_articolo=158&ID_blog=262

  15. Contadina verace 10 Novembre 2011 at 22:12 -

    Scusate se approfitto ancora dello spazio ma si sa sono invadente di natura. Ciondolando qua e là alla ricerca di qualche info in più leggo un commento sul blog de “La Stampa” che mi incuriosisce ad oltranza. Purtroppo non riesco a riportare corretto indirizzo. Ho digitato la ricerca: “La Stampa assemblea moscato” dopodichè ho scelto “L’Asti spumante non può nascere ad Asti” , letto articolo trovo l’accesso per i commenti a fondo pagina.e vi accedo. Mi riferisco al commento di “edoneb” che, SE ATTENDIBILE, da qualche speranza in più oltre far chiarezza sul paragone più volte esposto fra Tocai e Asti. Qualcuno ha opinioni in proposito?

  16. Contadina verace 10 Novembre 2011 at 20:29 -

    Ehi ragazzi…date un’occhiata all’intervento del Sig. Bosco dove accenna all’ultima oculata manovra del ns premuroso Consorzio. Pare, sorgente attendibile, che il blocco agli impianti verrà eliminato (o non più richiesto, come vi pare) visto che il Consorzio ritiene non esistanono più le premesse per richiederlo in seguito all’aumento delle vendite di Moscato e Asti. Questo, per quanto ne ho capito, a prescindere dalla questione Asti-Zonin. Ahi ahi…comportamento alquanto disdicevole e forse un pochino filo-industriale.
    In bocca al lupo per domani

  17. Piercarlo Sacco 10 Novembre 2011 at 20:07 -

    Vorrei ringraziare la redazione di ” Radio Valle Belbo” che ha comunicato diverse volte, le
    manifestazioni che si svolgeranno nella vallata, spero vada tutto per il meglio…e.GRAZIE!!

  18. luca 10 Novembre 2011 at 16:17 -

    @filippo: lo sai come diceva abantuono? “chi vive sperando, muore….” io sono speranzoso, però so bene che gli interessi personali, specie quando sono in ballo ingenti somme di denaro, prevalgono su tutto….

  19. luca vola 10 Novembre 2011 at 15:02 -

    citando Contadina verace aggiungerei partecipazione CONSAPEVOLE perchè le masse non coscienti creano più danno che profitto ma mi permetto di aggiungere che anche se nelle decisioni il parere che verrà espresso domani dai contadini non conterà, bè sono convinto che se ci presentiamo in molti,determinati, consapevoli e possibilmente uniti..non potranno proprio ignorarci..

  20. luca vola 10 Novembre 2011 at 14:56 -

    come cantava battisti: lo scopriremo solo vivendo…e io aggiungo PARTECIPANDO perchè come dice Gaber..: LIBERTA’ è PARTECIPAZIONE!

  21. filippo 10 Novembre 2011 at 11:32 -

    @Luca: «…sarebbe bello che quello di domani si rivelasse un tavolo di confronto costruttivo dove vengon messi da parte gli INTERESSI DEI SINGOLI e si faccia il bene della filiera…» Lo spero anch’io…

  22. giovanni bosco CTM 10 Novembre 2011 at 09:51 -

    …e mentre si litiga in un bicchier d’acqua,il comune di Bruno (vedi casa di caccia val ghisone) ha chiesto di entrare nella docg del Moscato d’Asti e dell’Asti Spumante (perizia Mario Fregoni) e il Consorzio dell’Asti Spumante lunedì 14.novembre a Torino (Comitato Consultivo Regionale per la Viticoltura) chiederà l’annullamento del provvedimento del 2002 con la possibilità di impianti a moscato, essendo il mantenimento del “blocco” ormai discutibile sia sul piano giuridico sia su quello economico (Regione Piemonte prot.25327/DB1105).

    Buon Moscato d’Asti

  23. luca vola 10 Novembre 2011 at 09:30 -

    altra cosa… io ho anche sentito dire, da uno che per dirla alla filippo di moscato ne sa molto, che se davvero la questione andasse a bruxelles, loro darebbero solo un parere ma la decisione vera e propria va presa qua in Italia. sul fatto che venerdì i detentori della denominazione (i contadini) non abbiano voce in merito mi spiace alquanto ma a certi personaggi cui spettan le decisioni credo faccia bene sentire LIVE cosa ne pensa la gente (ovviamente sempre in modo pacifico). quindi se davvero la questione è da risolversi tra noi sarebbe bello che quello di domani si rivelasse un tavolo di confronto costruttivo dove vengon messi da parte gli INTERESSI DEI SINGOLI e si faccia il bene della filiera.

  24. luca 10 Novembre 2011 at 06:26 -

    @luca vola: dici bene, un contadino della zona non avrebbe mai fatto tutte le cose che hai elencato, probabilmente non avrebbe neppure tentato di speculare sulla zona in cui è nato e cresciuto…. ma qui invece parliamo di una multinazionale, con influenza politica enorme, nessun legame materno con la terra piemontese nè tantomeno con il moscato…. a lui di tutelare ciò che è la NOSTRA vita non gliene può fregar di meno… è questo che mi fa paura, il fatto che tanto loro andranno avanti per la loro strada e se ciò significherà rovinare un’area di 52 comuni, amen che importa! pensiamo un attimo a cosa avverrebbe se zonin e il comune di asti vincessero la causa: moscato piantato a gogò nel comune, prezzi per quei terreni alle stelle per acapparsi il diritto a chiamare almeno una piccola aliquota della propria produzione asti docg e noi, poveri sfigati nati nelle colline giuste…. il nulla…. tutto il nostro sacrosanto moscato, che si è conquistato il diritto di docg, che ci fa sudare ed incazzare, non varrebbe più un centesimo…. andrebbe bene solo più a fare dell’anonimo moscato spumante venduto in abbinamento ai panettoni a natale…. questa sarebbe la sua fine ed io ne sono terrorizzato…. dunque vi prego tutti, pensateci a questo, pensate alla nostra terra…. almeno noi che ci siamo nati e che per noi vale qualcosa…. non intestardiamoci con qualcuno al quale non gliene frega nulla del territiorio, per lui è solo business, ma per noi no… è vita!

  25. Gianluigi Bera 9 Novembre 2011 at 23:56 -

    Comunque vorrei fosse chiaro che io sono contrario a quello che per salvare capra e cavoli finirà per essere un decreto “ad aziendam” e un monopolio della Zonin. Se Asti ci deve essere, ci sia con un’area adeguata, ben delimitata e vocata , da individuare sulla destra orografica del Tanaro alle opportune quote altimetriche. Saranno 100 ettari? Saranno 200? Mi sta bene, meglio dei 20 della Zonin.

  26. Gianluigi Bera 9 Novembre 2011 at 23:41 -

    @ Adriano Salvi: io non ho ancora capito se la famosa direttiva europea sulla denominazione sia così rigida, inflessibile ed inderogabile come viene presentata; se lo è ( e non ne sono così sicuro) allora bisogna fare buon viso a cattivo gioco ed ammettere alcune aree del vastissimo comune di Asti. Non perché lo chiede Zonin, ma perché lo impongono le direttive comunitarie. Ora, nel vastissimo comune di Asti ci sono ( o c’erano) aree di straordinaria vocazione viticola, e fino a qualche anno fa, prima della Flavescenza, aveva la più vasta superficie vitata in Piemonte. La stessa tenuta della Zonin, il Castello del Poggio, è uno straordinario cru che vanta almeno 500 anni di storia e di prestigio enoico (ma forse alla Zonin non se ne rendono conto). Ciò non toglie che il disciplinare del DOCG prescriva impianti in terreni collinari “preferibilmente calcarei, o calcareo- argillosi”. Al Poggio ci sono sabbie astiane molto sciolte: grandissimi grignolini, buonissime barbere, ma siamo agli antipodi dei suoli che danno al Moscato d’Asti il suo carattere e la sua tipicità. Per non parlare del clima, che al Poggio non conosce le escursioni termiche estive così importanti per la determinazione della tipicità aromatica. Un’area decisamente più vicina a quella “classica”, ed in grado di dare un buon prodotto, è invece quella che da San Marzanotto guarda verso Mongardino, con sorì spettacolari un tempo coperti di vigne e oggi sempre più abbandonati. Invece temo che alla fine saranno introdotti solo i 20 ettari Zonin per placare l’azienda, tacitare l’Europa e tener buono il mondo produttivo a cui si dirà: “Cosa volete che siano 20 ettari?”. Come al solito, c’est l’argeant qui fait la guerre: la spunterà Zonin, ossia il meno titolato a farlo; e sarà l’unico al mondo a commercializzare “Asti di Asti” in regime di monopolio, con buona pace della libera impresa. Io non so se questo è tanto corretto, ma non mi sembra. Per quanto riguarda il nome della DOCG, tranquillo: nessuno lo può revocare, quella è una bugia grossa come una casa messa in giro per spaventare gli oppositori.

  27. filippo 9 Novembre 2011 at 21:44 -

    Prima di tutto ringrazio tutti coloro che animano questo blog con civiltà, rispetto ed educazione al di là delle diverse posizioni di ognuno (in Parlamento, purtroppo, non sanno fare altrettanto!). Comunque, complimenti a parte, su sul tema della riunione di venerdì sul Moscato a Canelli, volevo riferire che proprio oggi pomeriggio uno che di moscato ne sa molto mi ha detto che venerdì a Canelli accadrà nulla e che l’assemblea è assolutamente inutile ai fini della decisione del comitato nazionale vini. Ma allora perché è stata convocata? Risposta: «L’assessore voleva sentire che aria tira nella filiera». Ma non poteva leggere i giornali o vedere un po’ di siti Internet? Risposta di un altro di moscato ne sa almeno altrettanto del primo: «L’assemblea di Canelli? Servirà a insultarsi un po’». Ma vi sembra normale? A me no…

  28. luca vola 9 Novembre 2011 at 20:07 -

    Adriano Salvi: non sei l’unico ad essere tediato, forse c’è qualcuno che può anche esserlo dal sentirsi ripetere di essere crociati anti-zonin. solo per puntualizzare: un contadino, dati i costi enormi, difficilmente pianterebbe 20ettari di un vitigno che gli rende poco (cosa vinifica attualmente zonin da quei vigneti?moscato piemonte?vino bianco da tavola, io sinceramente non lo so, di sicuro non moscato d’asti o asti spumante). altro piccolo particolare nessun contadino comune si sarebbe permesso ( o meglio non ne avrebbe mai avuto la forza) di forzare l’iter formale per l’allargamento della zona. un contadino normale avrebbe comprato esagerando 1ettaro di diritti di reimpianto (ricordiamoci che costano circa4euro al metro=40 mila euro solo di diritti!) e poi li avrebbe impiantati nei territori idonei e comunque appartenenti ai 52comuni. questo è quello che avrebbe fatto un contadino, solo una persona molto facoltosa e con notevoli influenze avrebbe potuto fare cosa purtroppo è avvenuto. giusto per tediare voglio solo ribadire che mi pare nessuno dica un no assoluto ad asti, solo ci vanno certi criteri. contadina verace: grazie per la chiarezza dei tuoi interventi, credo di essere un pò più giovane di te ma purtoppo condivido e ahimè riscontro le tue teorie sul genere contadino. e quelle tue considerazioni precise e semplici sull’allargamento del numero di ettari di moscato le invierei direttamente al signor Ricagno. per fortuna almeno questa volta i sindacati sembrano contrari ma.. vedremo venerdi..

  29. Adriano Salvi 9 Novembre 2011 at 15:50 -

    Non ricordo di essere mai stato in dissenso con Gianluigi, anzi il contrario, ma c’è sempre una prima volta. Questa discussione comincia a tediarmi, in quanto pare che nessuno abbia voglia di cambiare idea….l’impressione è comunque che tutto questo astio sia nato dal fatto che la questione sia stata sollevata da Zonin (considerato straniero e peggio ancora industriale…) se avessero piantato Moscato un pò di contadini della zona, che invece avevano fatto quasi del tutto sparire la vite nei dintorni di Asti (unica eccezione San Marzanotto) scommetto che nessuno avrebbe avuto a che ridire. Non sono uno studioso di viticoltura ma dalle parti di Portacomaro da sempre il vino prodotto era di buon livello, dubito che il Moscato non sia all’altezza della situazione, per esempio rispetto a quello coltivato in riva al Belbo a fondo valle dalle nostre parti. Certo non sarà un “cru” ma per fare un buon Asti credo vada bene. Comunque vada e temo non vada…..se dovrà cambiar nome per ordine della UE che già ci ha messo in mutande con l’euro, formerò un comitato di lotta, chiedendo il supporto armato dei militari dell’Assedio, affinchè vengà chiamato CANELLI Spumante e Moscato Canelli docg

  30. Gianluigi Bera 9 Novembre 2011 at 15:07 -

    @ Fabio Gallina: pelata? Sei matto? E’ solo una fronte spaziosa che denota intelligenza! ( E con i capelli ancora tutti neri, che invidia!)

  31. Gianluigi Bera 9 Novembre 2011 at 15:05 -

    @ Filippo: che nel comune di Asti esistano aree abbastanza idonee a produrre un Moscato decente, sno il primo a dirlo; che lo siano quelle a sinistra Tanaro mi sembra decisamente azzardato, e meritevole almeno di una contro-perizia. Poi, se vogliamo essere precisi, negli ultimi 500 anni l’intero territorio corrispondente all’attuale Comune di Asti si specializzò in vitigni a bacca rossa, e come unico bianco aromatico si coltivò la Malvasia, mentre nello sesso periodo il Moscato si attestò definitivamente nel Canellese: qualche motivo ci sarà. Ripeto, se dobbiamo salvare la capra dell’esistente ed i cavoli delle normative europee, allora si ammetta qualche limitata zona del comune di Asti, che sia realmente vocata: non credo sia un dramma nè dal punto di vista commerciale nè tantomeno da quello dell’immagine. (Purtroppo però temo andrà a finire in un muro contro muro che non risolverà niente e scontenterà tutti)

  32. Contadina verace 9 Novembre 2011 at 15:01 -

    Oh! La flemma e il tono paternalistico del Sig. Sindaco quasi mi commuovono. C’è una filiera da tutelare, signori! Una realtà economica che seppur traballante, produce e consuma e mi sembra importante in un contesto economico incerto come l’attuale. La legge va interpretata con sentenze che abbiano un minimo di pragmatismo.

  33. filippo 9 Novembre 2011 at 13:59 -

    @Fabio: ero lì lì per non approvarti il commento… X-(

  34. Fabio Gallina 9 Novembre 2011 at 13:28 -

    Ca***o che pelata Filip… Occhio alle inquadrature!!!

  35. filippo 9 Novembre 2011 at 12:38 -

    @Gianluigi: epperò esiste una perizia di due, come si dice in questi casi, autorevoli tecnici (Corino e Scienza) che indicano la bontà dei terreni astigiani (non solo zoniniani). Si può mettere in dubbio la valenza dei due eno-cervelloni? La perizia, a quanto si sa, venne commissionata dal Consorzio di Tutela schierato pro Asti-Zonin in nome della difesa della denominazione che potrebbe essere esposta al pericolo di cancellazione (ancora oggi sono indicati gli esempi di Tokaji e Prosecco). Ma basta questo per dire che non vale nulla? Come è sufficiente che qualcuno dica che Tokaij e Prosecco sono storie diverse per cancellare il rischio che l’Ue esamini il disciplinare dell’Asti e decida di dare la possibilità solo ad Asti città di produrre un vino con quel nome? A me sembrano tutti interrogativi leciti, ma ho paura che venerdì all’assemblea pubblica di Canelli ci sarà spazio solo per liti e ripicche a colpi di striscioni e slogan inutili.

  36. Gianluigi Bera 9 Novembre 2011 at 11:48 -

    Proprio non capisco dove stia il problema, se si parla dell’osservanza di una norma comunitaria.
    Ovviamente il comune di Asti è vastissimo, grande cme un terzo della Provincia, e non può essere inserito tutto nel disciplinare; nè si possono inserire solo i 20 ettari della Zonin, (oltretutto in zona pedologicamente non conforme) sarebbe una legge “ad aziendam”. Allora si delimiti e si ammetta un’area a sud del Tanaro, nella zona di San Marzanotto geologicamente compatibile, e si dia facoltà ai coltivatori di impiantare moscato nel rispetto delle norme vigenti.

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