La Regione Piemonte taglia l’eno-promozione. In forse ProWein e Vinitaly? Sacchetto: «No, ma serve rigore»

inserito il 8 Ottobre 2010

Il terminal d'ingresso del ProWein (da Internet)

Partecipare, come ente pubblico, ad importanti fiere vinicole, come il ProWein di Düsseldorf e il Vinitaly di Verona, sarebbe diventato troppo oneroso per le esangui casse della Regione Piemonte. Le voci che vorrebbero Palazzo Lascaris intenzionato ad annullare la propria presenza all’eno-salone tedesco che si svolge a fine marzo 2011 e che addirittura, mettono in dubbio l’allestimento del padiglione della Regione Piemonte al prossimo Vinitaly in calendario dal 7 all’11 aprile a Verona, si rincorrono sempre più insistenti.

Produttori vinicoli, ma anche enologi e manager contattano Sdp per riferire indiscrezioni, illazioni, telefonate con gli uffici regionali che alternativamente confermano o smentiscono la presenza della Regione Piemonte a quello o quell’altro salone enologico.

Non resta che andare direttamente alla fonte: l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto.

Il quale prima ammette la situazione di scarsità delle risorse necessarie per partecipare, poi assicura che «La Regione Piemonte comunque sarà presente in queste manifestazione, magari non con le grandi e costose strutture degli anni passati, ma ci saremo applicando il rigore sabaudo a spese e costi. Ma voglio rassicurare tutti che siamo perfettamente consapevoli quanto il vino sia strategico per l’economia regionale».

Insomma Sacchetto dice che la Pegione Piemonte al ProWein di Düsseldorf ci sarà, e quindi anche il Vinitaly non dovrebbe saltare.

Tuttavia non si sa ancora quali uffici regionali che si accolleranno l’organizzazione, se il Centro Estero, che ha curato l’iniziativa fino all’anno scorso, o l’Ima, l’istituto regionale di marketing agroalimentare.

Sia come sia l’importante è che a questi importanti eno-eventi, vetrine internazionali per il vino, ci sia, insieme alla nutrita pattuglia di maison piemontesi, anche l’ente pubblico che rappresenta la regione più vinicola d’Italia.

«Beh, però non sarà più come prima – avverte Sacchetto -. Le risorse pubbliche – ripete l’assessore – sono ridottissime e il Bilancio della Regione è in discussione proprio in questi giorni. Non si può continuare a pensare che l’ente pubblico si accolli sempre e comunque cospicue spese di promozione. Servono sinergie, collaborazioni fattive»

Ma dove trovare appoggi e supporti?

«Da privati e Fondazioni bancarie – afferma l’assessore “verde” -. In questi giorni stabiliremo contatti per verificare la disponibilità a costituire un fondo per l’eno-promozione a cui partecipino altri soggetti oltre che la Regione Piemonte. Sono fiducioso».

C’è da augurarsi che le Fondazioni mettano mano al portafogli, che del resto si gonfia grazie ai risparmi dei correntisti piemontesi, e, in questo periodo di crisi, appoggino lo sviluppo delle imprese meglio di quanto non stiano facendo le stesse Banche.

Ma quella di un patto economico pro eno-promozione con le Fondazioni non è l’unica idea di Sacchetto in tema di valorizzaione dei prodotti agricoli piemontesi.

«Bisogna fare in modo – spiega – che le risorse messe a disposizione dalla Ue attraverso l’Ocm (organizzazione comune del mercato) vino diventino fruibili anche per il piccolo vignaiolo che, fuori da consorzi e associazioni di categoria, abbia intenzione di partecipare a fiere e mostre internazionali».

Fino ad oggi l’Ocm mette a disposizione soldi con taglio minimo da 100mila euro. «Troppo per i piccoli produttori – segnala Sacchetto -. Però attraverso il coordinamento delle Camere di Commercio – aggiunge – si possono creare punti di distribuzione dei fondi. L’ente Camerale, cioè, presenta un progetto che viene finanziato dall’Ocm e poi distribuisce le risorse alle micro-azioni dei singoli. Su questo incontrerò il presidente Uniocamere Ferruccio Dardanello (che è anche presidente della Camera di Commercio di Cuneo ndr)».

Una parcellizzazione degli aiuti che potrebbe invogliare molte piccole case vinicole ad aprirsi ancora di più ai mercati esteri. E solo il Cielo sa quanto, in questo periodo di crisi, ce ne sia bisogno.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

8 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Michele A. Fino 13 Ottobre 2010 at 08:18 -

    @Massimo Pastura.
    Gentile signor Pastura, mi spiace molto se la mia domanda (perchè se va a rileggersi il post vedrà che di questo si è trattato) l’ha lasciata “allibito, offeso e demoralizzato”.
    Innanzitutto non erano affermazioni, dunque. Ma un dubbio fondato su una modesta, ma professionale conoscenza dell’OCM vino e del suo spirito ispiratore, che non è far arrivare qualche centinaio di euro a produttore, bensì promuovere azioni incisive (per quantità e qualità proposte) sui mercati europei ed extraeuropei.
    Non ho alcuna difficoltà a concordare con lei che fino ad oggi gli aiuti alla promozione se li sono accaparrati le CS, spesso gestite in perdita confidando in Pantalone. Ma non erano forse finanziate nella logica delle tante teste e quindi, in definitiva, nella logica dei mille rivoli o se preferisce dell’aiuto ai singoli? E sì perché se il singolo deve essere l’obiettivo dei finanziamenti (e non i buoni progetti di promozione territoriale), allora stia tranquillo che le CS continueranno a fare il pieno…
    Dunque lei usa i toni forti per stigmatizzare le mie parole, ma non si avvede che la sua posizione porta dritta (inevitabilmente, a meno di dire che si finanziano i produttori, ma solo se etichettano in proprio, il che è tra l’altro anticostituzionale) al rinnovo del fiume di denaro verso le Cs e le grandi lobbies che le CS nascondono.
    Io sono dell’avviso di Valerio Mondo. I soldi dovrebbero finanziare buoni progetti, non buoni o anche buonissimi presentatori di progetti. E per me, un buon progetto è un progetto di marketing territoriale che abbia la forza di imporre un’immagine e sia integrato da una strategia di export adeguata.
    Chiudo con una cosa che lascia me allibito. La sua asserzione sul mercato giapponese.
    Dati alla mano, il mercato delle bevande alcoliche in Giappone è solo per il 5% mercato del vino. Il restante 95% è non vino. I Giapponesi sono e saranno per vent’anni i 100 milioni di persone più ricchi dell’Asia. Tra di essi, pesano e peseranno per vent’anni i figli del baby boom post bellico, che hanno riedificato il paese e adesso puntano a godersi la vita. Sono good spenders, sono tanti, sono ignorantissimi in fatto di vino, ma curiosissimi come tutti i Giapponesi.
    Di quel 5% del mercato dell’alcool che oggi è vino in Giappone, quanto pensa che valga l’export Piemontese? Lo 0,10% forse? Allora, senza bisogno di scomodare le leggi della microeconomia, non le pare che il mercato abbia ampi margini di espansione, molto redditizia e stabile per un medio-lungo periodo?
    Pensa che si possa dire lo stesso del Vietnam (paese con un Reddito Procapite risibile rispetto al Giappone) o dell’Indonesia (paese a maggioranza Musulmana: debbo aggiungere altro?)?
    Oppure pensa davvero che Taiwan, Hong Kong e Singapore (con un numero di abitanti paragonabile alla prefettura di Tokyo) valgano come e più del mercato giapponese?
    Per carità, liberissimo di pensarlo com’è liberissimo di pensare che singoli produttori di eccellenza, per carità, magari da 50mila bottiglie l’anno, siano in grado con aiuti pro-capite, di fare progetti seri di penetrazione su quei mercati.
    Io la penso diversamente, e credo che se il Piemonte mantiene un IMA, quello dovrebbe essere il suo lavoro, con le risorse che l’OCM vino garantisce a progetti di sistema.

  2. filippo 9 Ottobre 2010 at 11:14 -

    concordo, caro Adrian, e apprezzo le citazioni teatrali…

  3. filippo 9 Ottobre 2010 at 11:13 -

    Caro Max,
    Nessun problema. Sdp è un porto aperto al confronto con spazio – senza limiti – a disposizione di tutte le idee, purché nell’ambito di un dibattito civile e rispettoso come tutti nostri lettori, tu compreso, hanno sempre fatto.

  4. Valerio Mondo 9 Ottobre 2010 at 11:12 -

    Ritengo che in questi momenti di profonda crisi del vino a livello nazionale ( in particolare dei vini piemontesi, purtroppo!! )sia molto più utile investire risorse per fare una promozione del territorio seria e mirata a particolari mercati piuttosto che prendere decisioni, sicuramente molto più semplici, sul come e quanto tagliare i fondi destinati alla promozione della nostra agricoltura, soprattutto quella legata all’enologia che per il Piemonte rappresenta una grande fonte di reddito e di prestigio a livello internazionale.
    Quindi forse è meglio investire per partecipare a fiere molto importanti a livello internazionale che sprecare inutilmente soldi per foraggiare le decine di istituzioni ed enti che con il pretesto di fare promozione sul territorio, che invece assolutamente NON fanno, bruciano centinaia di migliaia di euro per niente.

    E POI VORREI PROPRIO VEDERE SE REGIONI COME IL VENETO PENSEREBBERO MAI LONTANAMENTE DI TAGLIARE FONDI PER LA PROMOZIONE DEL LORO VINO.
    NON SIAMO FORSE TUTTI IN ITALIA??

  5. Massimo Pastura 9 Ottobre 2010 at 11:05 -

    Mi scusi Sig. Fino, ma mi spiega perchè Lei vuole andare in Giappone a proporre i nostri prodotti quando l’unico mercato asiatico veramente in crisi profonda è proprio questo?
    Ci sono mercati in sviluppo impressionante come Corea, Vietnam, Malaysia, Hong Kong, Singapore, Taiwan, Indonesia, soprattutto alla ricerca di prodotti di eccellenza.
    E poi le sembra giusto ancora una volta vietare ai piccoli produttori di avere qualche sostegno: mi spiace molto contraddirla ma il concetto dei fondi a pioggia è stato sempre e soltanto utilizzato per finanziare soprattutto le cantine sociali (che raggruppano un numero cospicuo di soci) con lo scopo di aver sperperato milioni e milioni di euro di denaro pubblico: impianti di vinificazione faraonici per fare vini venduti poi a prezzi “vergognosi” sul mercato, ovviamente perchè la qualità è quel che è…, sale di affinamento che nemmeno gli Chateaux Francesi si possono permettere, punti di vendita al pubblico praticamente deserti per quasi tutto l’anno… bilanci disastrati, che non riesco a capire come sia possibile, e oggi ancora la richiesta a dir poco “sconcertante” per la distillazione, andando in piazza a regalare il vino per protestare: e proprio le cantine sociali sono state coloro che hanno richiesto a gran forza che la resa del Piemonte doc Barbera venisse cospicuamente aumentata…).
    Se andiamo ad analizzare il rapporto fra volumi di produzione e volumi di fatturato di cantine sociali e piccole aziende private scopriremo sicuramente dati sconcertanti, a favore ovviamente dei privati: questo perchè innanzitutto il privato non può permettersi una gestione in passivo, altrimenti chiude in un baleno, mentre le C.S. vanno avanti grazie ai fondi pubblici per risanare, e soprattutto è proprio grazie ai piccoli produttori privati che la reputazione el’immagine generale dei vini piemontesi ha avuto dal dopo metanolo ad oggi una crescita esponenziale.
    Guardiamo innanzitutto ai tantissimi produttori di eccellenza di Langa ma non dimentichiamo anche la miriade di produttori eccellenti ed affermati nell’astigiano, alessandrino e negli ultimi anni anche nel nord-piemonte (Caluso, Ghemme, Gattinara, …).
    Vorrei che tutti i miei colleghi produttori intervenissero per affermare di quanti aiuti, sussidi, benefici economici hanno “goduto” nella loro vita a conferma della sua convinzione dei “fondi a pioggia”.
    Chiedo scusa all’amico Filippo Larganà per i miei interventi che rubano molto spazio, ma spero che non me ne vorrà di questo ennesimo sfogo davanti ad affermazioni che mi lasciano allibito, offeso e demoralizzato.
    Saluti.

  6. Adriano Salvi 9 Ottobre 2010 at 11:02 -

    Chi come il sottoscritto ha frequentato, per oltre un trentennio Fiere, Saloni ed affini in Italia ed all’estero sa benissimo quanti e quali sprechi (è l’unico termine che rende bene l’idea) siano stati attuati da Regione, Province, Camere di Commercio, Consorzi ecc. nel gestire presenze a volte “faraoniche” altre più sobrie ma comunque molto costose, con rare eccezioni dall’utilità pratica alquanto discutibile….ma lasciamo perdere, ormai è acqua passata e come si dice “non macina più”. Ora che tocca fare i conti con la crisi, si “scopre” che le spese erano sovradimensionate rispetto ai risultati…FORMIDABILE. Il Distretto dei Vini, di cui ho diretto la rivista fin che una Banca l’ha sponsorizzata, in teoria poteva avere qualche utilità organizzativa, in pratica ha messo in evidenza il problema temo irrisolvibile del comparto vinicolo piemontese: eccessiva frammentazione, incomunicabilità tra le provincie interessate che non riescono neppure a” produrre ” un calendario comune completo delle manifestazioni promozionali imperniate sul vino sul loro territorio, che sarebbe già un passo avanti e rivalità assurde sul tema “il mio vino è il più buono” ed amenità del genere… Se arriveranno i soldi dell’OCM sarebbe sperabile che fossero utilizzati meglio che in passatto, ma l’esperienza purtroppo mi fa essere molto scettico in merito…vedremo….Intanto, a mio parere, una cosa va rimarcata, i produttori vinicoli devono rimettersi in moto ed investire qualcosa di loro in promozione ed immagine…se aspettano solo finanziamenti pubblici mi sa che avranno parecchie delusioni. Sono troppo piccoli? Si uniscano in gruppi è la loro unica chance per stare a galla. E’ vero che il comparto in Piemonte è stato sempre particolarmente ai margini di pubblicità (parola che rende sordi i vignaioli) e pure di Internet, di cui si blatera insistentemente la grande utilità ma poi nessuno o pochissimi sono disposti a spendere qualche centinaia (non migliaia) di euro l’anno per far presente che fanno vino e non bulloni… Insomma, come urlava il sergente a militare “giù dalle brande” la crisi non si combatte “aspettando Godot” ma ripartendo dal basso con maggiore unione ed idee chiare.

  7. Michele A. Fino 8 Ottobre 2010 at 17:52 -

    Ma non è il contrario dello spirito dell’OCM VIno distribuire le risorse UE in mille rivoli di piccoli o piccolissimi vignerons, invece di studiare e finanziare progetti mirati, dotati di massa critica, magari per arrivare finalmente “col soche” in mercati che oggi non sfruttiamo davvero, come il Giappone?
    Certo, fondi a pioggia sui piccoli singoli (a discapito di consorzi e distretto – chi era costui?) significa tanti piccoli votanti riconoscenti. Ma significa anche il meglio per la promozione del VIno Piemontese?

  8. Katrin Walter 8 Ottobre 2010 at 16:53 -

    Forse un aiuto può dare la presenza dei produttori in Wein-Plus con una cifra che per ogni, anche piccolissima cantina, è soportabile: 175 euro per 12 mesi. Ecco come si fa http://www.wein-plus.it/Invio-di-campioni.540.0.html. E qui si legge le cirfre http://www.wein-plus.it/Wein-Plus-in-cifre.461.0.html. Esite anche un speciale ProWein, poi, per chi andrà in fiera. Chi vuole sapere dettagli contact@wein-plus.it

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