Sul Brachetto c’è accordo. Sul Moscato no. Intanto in molti scommettono sui vini dolci. Saranno il business futuro?

inserito il 27 Luglio 2012

Il mondo delle uve aromatiche è in fermento. Come tutti gli anni in questo periodo. Firmato a tempo di record l’accordo sul brachetto, si attende il via libera anche il moscato, al netto delle consuete polemiche tra parte agricola e Case spumantiere. Intanto vendere vini dolci continua a rendere. Nonostante la crisi globale. Altrimenti non si spiegherebbero investimenti ei “guerre” commerciali in atto in Italia e all’estero.

Brachetto: accordo ok

Ma torniamo al brachetto. Passati i tempi del muro contro muro, complice anche una drastica caduta delle vendite per la tipologia spumante (si parla di numeri a due cifre) bilanciata da un aumento dei volumi per il tappo raso, case vinicole e viticoltori hanno trovato un’intesa in pochi giorni.

Ecco i termini del patto per la vendemmia 2012, così come li ha resi pubblici la Regione Piemonte: rese dell’uva inferiori a quelle della vendemmia 2011, fissate a 42 quintali a ettaro per il Brachetto d’Acqui “Spumante” docg, con la possibilità di applicazione del meccanismo blocage-deblocage per ulteriori 8 quintali. Piemonte Brachetto “Spumante” con resa delle uve pari a 47,30 quintali/ettaro, con la possibilità di applicazione del meccanismo blocage-deblocage per ulteriori 7,70 quintali.

Per le tipologie Piemonte e Acqui “tappo raso” le rese sono a 55 quintali a ettaro di DO (è la dicitura europea per le denominazioni), con l’applicazione, anche in questo caso, di altri 10 quintali di blocage-deblocage per l’Acqui “tappo raso” e 15 quintali Piemonte “tappo raso”.

Quanto ai prezzi delle uve brachetto a denominazione si va da 1,35 euro al chilo per quanto il Brachetto d’Acqui docg; a1,20 euro per il Piemonte Brachetto doc; 0,40 euro al chilogrammo è il prezzo che le cantine si sono impegnate al ritiro degli stessi ad una cifra corrispondente a 0,40 euro al chilogrammo.

Per il presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Ricagno è un buon accordo: «In un momento di crisi, con i numeri di bottiglie che decrescono – ha detto –, il Brachetto non solo mantiene il reddito agricolo, ma lo aumenta di 200 euro/ettaro, grazie alla minore ritenuta che quest’anno non prevede costi di stoccaggio, ma solo pubblicitari, ponendo le basi per il rilancio triennale del prodotto».

Inoltre Ricagno ha confermato lo stanziamento di un milione di euro a favore di una campagna pubblicitaria pro Brachetto docg, e si dichiara sicuro che il vino rosso aromatico piemontese riemergerà da una situazione di stallo.

Pierluigi Botto, presidente di Assobrachetto, l’associazione che raggruppa una parte di viticoltori, è più cauto: «L’accordo in tempi brevi era prevedibile perché la crisi è andata troppo oltre. Ora speriamo nel rilancio che ci deve essere anche perché il Brachetto ha grandi potenzialità».

Mentre l’Assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto ha detto: «Quello sul Brachetto lo giudico un accordo soddisfacente. Nonostante un periodo decisamente difficile sul piano economico si è ottenuto un lieve miglioramento per quanto concerne i termini riguardanti la parte agricola. Altrettanto positivo il fatto di aver raggiunto con qualche settimana di anticipo rispetto lo scorso anno l’accordo, significa che la strada intrapresa in paritetica è quella giusta, e il comparto vino deve proseguire in questa direzione, lontano dalle tensioni, per soddisfare la domanda del mercato nel totale rispetto di quello che l’Assessorato reputa l’elemento prioritario: il lavoro dell’agricoltore».

Le bollicine rosse che piacciono, anche nelle contese commerciali

Comunque crisi o non crisi in campo internazionale è in progresso il business sul rosso aromatico da vitigno brachetto. Lo indicano anche alcune vicende commerciali negli Usa. Si parla di bottiglie di Brachetto vendute a prezzi un po’ troppo concorrenziali, un fenomeno che il mondo del moscato conosce sin troppo bene. Tanto che alcuni emissari del Consorzio di tutela avrebbero controllato sul posto. Ma si parla anche di prodotti immessi sul mercato con packaging simili a quelli di marche trainanti. Nella foto che pubblichiamo da Internet un caso clamoroso denunciato da un sito americano (questo il link: http://www.iptrademarkattorney.com/2010/12/trademark-wine-label-trade-dress-winery-san-antonio-banfi-declaratory-judgment.html) specializzato in questioni legali legate alla tutela di marchi. La notizia è del 2010, ma i prodotti in questione compaiono sui siti delle rispettive aziende.

Moscato in alto mare

Passando al moscato, a poco più di un mese dalla vendemmia, l’accordo tra case spumantiere e viticoltori appare distante. All’ultima riunione della commissione paritetica industriali e vignaioli si sono mostrati reciprocamente i muscoli, senza mettere sul tavolo validi argomenti per un accordo.

La situazione è stata bene sintetizzata da un comunicato della parte agricola e che recita: «I componenti la parte agricola dell’Accordo Interprofessionale Moscato, comunicano quanto segue: in data 25 luglio 2012 si è svolto l’incontro della commissione interprofessionale alla presenza dell’assessore regionale Claudio Sacchetto, durante la quale la parte industriale ha formalizzato le seguenti proposte: prezzo 10,04 euro/miriagrammo (come per l’anno 2011), resa 105 quintali/ettaro. La parte agricola ritenendo inadeguata la proposta industriale ha formulato la richiesta di 12 euro/mg per le uve docg, con resa da adeguare alla richiesta di mercato. Visto le premesse in caso di mancato accordo, la parte agricola comunica che verrà applicata la resa di disciplinare (100 q/ha)».

La prossima riunione è prevista per il 2 agosto. È verosimile che ci sarà una chiusura a 11 euro. In caso contrario difficile prevedere scenari.

Bollicine dolci un business che fa investire: il caso “Cuvage”

Infine che il business degli spumanti dolci sia strategico lo dimostrano anche alcune scelte industriali. Come la “rinascita” della Viticoltori dell’Acquese, storica cantina cooperativa di Acqui Terme nell’Alessandrino. Tre soggetti, la famiglia Ricagno, viticoltori di Alice con a capo Paolo Ricagno, presidente del Consorzio del Brachetto, ex presidente di quello dell’Asti e presidente della cantina vecchia Alice e Sessame, insieme a questa cooperativa e alla Mgm, una delle prima quindici aziende esportatrici di vino italiano, hanno rilevato la struttura per rilanciarla, con il nome Cuvage, come polo di produzione di spumanti dolci, Asti e Brachetto docg su tutti. Solo una percentuale minoritaria sarà di bollicine brut.

Impressionanti i numeri della nuova azienda che, con una sede dall’architettura accattivante, si sviluppa su 5 mila metri quadri con una capacità di vinificazione di un milione di litri in celle frigo, 1,1 milione di litri in vasche termocondizionate e 900 mila litri in autoclavi. La line di imbottigliamento ha una potenzialità orario di 2500 pezzi/ora. La filosofia dell’azienda in questa videointervista esclusiva a Paolo Ricagno.

Sdp

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. luca 5 Agosto 2012 at 10:24 -

    bè diciamo che la foto del brachetto “tarocco” non è poprio di una cantina californiana…il marchio è californiano…ma il vino arriva, e lo dico con certezza, dalla valle belbo…

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