Vendemmia: ma quale rito! ma quale festa! ma quale poesia! Sulle colline si lavora duro, da mattino a sera…

inserito il 2 Settembre 2011

Se vi dicono che raccogliere l’uva è una festa, beh, mandateli un po’ a quel paese. Perché o vi stanno prendendo per i fondelli oppure avete davanti i soliti “giornalisti-blogger-faccio-cose-vedo-gggente” che non hanno mai vendemmiato in vita loro. Sì, perché la vendemmia, quella con la V maiuscola (come vendetta) è un affare di sudore e fatica, mica baubau, miciomicio come fanno vedere alla tivvù certo pseudo conduttori di linee e mele verdi-azzurre.

Comunque, sia come sia, quest’anno Sdp ha deciso di mettere nero su bianco che cosa vuol dire vendemmiare. Ed ecco la cronaca della normale giornata del vendemmiatore tipo.

Sveglia alle 5,30, perché il padrone della vigna ha detto che prima si comincia e prima si finisce (è una pietosa bugia). Lavaggi vari, indumenti comodi e via all’appuntamento con la vendemmia.

In cascina ti danno un paio di forbicioni, tipo quelli per tranciare il pollo, e guanti. I più temerari rifiutano con sdegno i guanti e vendemmiano a mani nude rischiando l’amputazione dei polpastrelli. Credete che esageriamo? Allora non avete mai vendemmiato.

Alle 6,30 si entra in vigna. La temperatura è piacevolmente fresca, ma verso le 9 il sole africano di fine agosto comincia a farsi sentire e si comincia a sudare. L’annata e abbondante e le cassette di plastica si riempiono lentamente e sono colme di grappoli. “Dorati”, sì, come dice qualche commentatore, ma maledettamente pesanti.

Insomma ti trascini, da solo o con un compagno, le cassette per i filari che sembrano sempre più lunghi. Poi ti chiama il tipo che guida il trattore e ti dice che c’è “da fare il carico”. Il che significa farsi tutti i filari in piedi sul “rabello”, sorta di larga e piatta slitta di legno (in piemontese “rabellare” significa trascinare) che serve per portare in cantina le cassette.

Tirare su le cassette da 25 chilogrammi l’una, da soli o con un compagno, piegando la schiena perché le casse i vendemmiatori le piazzano sotto i filari, è un’esperienza che può essere mistica, ma è senz’altro faticosa. Poi se avete avuto qualche problema alla schiena e avete più di 50 anni, andateci cauti.

Comunque una volta sul “rabello” le casse vengono portate in cantina e qui svuotate nel cassone. Altro allenamento per la schiena con il sollevamento e ribaltamento delle cassette.

E la cosa va avanti così per uno, due, tre, quattro, cinque, enne “carichi”. Naturalmente il trattore non rientra tra i filari a carico vuoto, ci va con il “rabello” colmo di cassette vuote che sono da sistemare nei filari dove ancora non si è vendemmiato.

Poi, quando non ci sono “carichi” da fare, si torna a vendemmiare, il che, nonostante caldo, sete, insetti e rovi che ti graffiano le braccia, sembra (sembra) quasi riposante.

Dopo la pausa pranzo e dato che le ultime vendemmia si fanno con caldi africani, si riprende verso le 16/17. Si va anvanti fino alle 19/20.

Alla fine sei stanco, e non solo per modo di dire. Però hai fatto una cosa che si fa da centinaia di anni e questo, stanchezza a parte, fa pensare, Ma non tanto perché il sonno incombe e all’indomani ti devi svegliare presto per un’altra giornata di vendemmia.

Dunque dov’è la festa, il rito ancestrale, la tradizione bucolica e silvestre? Non c’è, non ci sono. Semplicemente chi ha vendemmiato – qualche giorno e non poche ore come fanno certi colleghi che poi osannano il vino “che sa di terra e di vita” – quando prende in mano un bicchiere di vino sa che cosa c’è dietro: sudore e fatica, sacrificio e ancora fatica e ancora fatica.

Il resto sono parole, solo parole.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

22 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Albino 1 Dicembre 2011 at 10:32 -

    Ottimo!

  2. luca 19 Settembre 2011 at 10:23 -

    @luca vola: ovviamente questo commento non era riferito a te, era uno sfogo contro tutto, tutti e me stesso…

  3. luca 19 Settembre 2011 at 10:22 -

    @luca vola: sempre a testa alta, poche parole e tanti fatti… ecco perchè anche giulio cesare scelse per le sue legioni molte persone delle nostre colline…. non parliamo ma agiamo… purtroppo in questo periodo vedo tante parole e pochi fatti e mi fa male perchè noi non siamo così, noi siamo gente con le palle, però siamo anche delle gran teste di c…zo perchè prima pensiamo al nostro orticello e cerchiamo di inc…arci l’un con l’altro, ci troviamo in piazza ed anzichè discutere per un futuro comune per tutti ci raccontiamo delle balle…. sono amareggiato, finchè saremo così godremo solo dei benefici e della fortuna di essere nati su colline che danno un prodotto eccezionale ed unico al mondo e noi siamo solo spettatori passivi, nel posto giusto ma con la testa sbagliata….

  4. luca vola 17 Settembre 2011 at 21:55 -

    si è vero, sono polemico me lo ripete pure mia mamma. ma incarognito no. solo che le verità (e questa è sacrosanta) a volte fa male e a qualcuno non piace sentirla.. in quanto a lavoro credo che noi piemontesi (io compreso,anche se purtroppo non riesco a tenere il ritmo di lavoro di certe generazioni) siamo imbattibili, ma non basta lavorare, bisogna sapere guardarsi oltre e attorno. i miei vecchi hanno sempre tenuto la testa e schiena bassa e ora hanno la schiena rotta e prendono 4oo e rotti euro di pensione. io con la schiena rotta finirò di sicuro perchè la terra è bassa, ma la testa non la chino…(con il risultato che la pensione non la prenderò proprio, ma questo è un altro discorso..)

  5. aldo cane 17 Settembre 2011 at 12:53 -

    leggo giusto ora che l’arricchimento dei mosti è stato concesso nella misura massima del 1%

  6. luca 15 Settembre 2011 at 05:48 -

    @contadina verace: diciamo che nel giro si sa di un grande vinificatore che è anche una grande industria spumantiera ad avere qualche migliaio di ettolitro di giacenza… per gli altri onestamente non so…. diciamo che la fame grossa non è tanto per l’asti bensì per il moscato d’asti: ecco per quest’ultimo confermo che le scorte sono davvero (quasi) a zero, poiché qusi tutte le aziende hanno dovuto sbolognarlo prima della nuova vendemmia poiché con l’entrata in vigore della legge che impone l’annata sui vini dop, un moscato di annata vecchia non sarebbe poi così ben recepito dal mercato

  7. filippo 14 Settembre 2011 at 21:08 -

    Cara Contadina, anch’io ho sentito queste voci, ma non ho raccolto nulle di più concreto… giro la richiesta alla platea… merci…

  8. Contadina verace 14 Settembre 2011 at 17:03 -

    Relativamente alla vendemmia 2011 voci di corridoio sussurrano che almeno un paio di grandi (molto grandi) vinificatori abbiamo in realtà grandi quantità di moscato (o Asti?) in giacenza, quantità che sembrerebbero andare oltre alla giacenza “fisiologica”. Ovviamente l’informazione è stata accompagnata dal solito monito: “vedrete l’anno prossimo!”. Visto che già di mio sono perennemente preoccupata per l’anno prox e quello dopo ancora vorrei chiedere a tutti quanti voi che bazzicate qui in giro se avete informazioni attendibili in proposito.

  9. giovanni bosco 13 Settembre 2011 at 17:13 -

    L’arricchimento è stato chiesto, questo non vuol dire che verrà concesso…l’Assessore Sachetto è tutt’altro che un ingenuo, anche se molto giovane.

    Buon Moscato d’Asti

  10. luca 13 Settembre 2011 at 14:40 -

    @giovanni bosco: davvero? questa mi è nuova e sembra pure abbastanza strano perché in effetti un pò ovunque ho sentito dire da cantine(grandi o piccole che siano..), che la media era di 11,5-12°… poi le punte di eccellenza rasentavano il 13…. spero nella buona fede di chi ha concesso l’arricchimento e di chi ne usufruirà…

  11. giovanni bosco 13 Settembre 2011 at 09:43 -

    Cari Filippo, Luca Vola, Gianluigi Bera e quanti altri hanno calpestato il sacro suolo dei vigneti di moscato…quest’anno non me la raccontate giusta.” Bella vendemmia, alte gradazioni, moscato super”. E allora come la mettiamo se un importante ente che si interessa di Moscato d’Asti e di Asti Spumante ha chiesto alla regione Piemonte l’arricchimento dei mosti …O avete raccontato balle o qui qualcuno ha esagerato con l’aggiunta di acqua……@luca vola, sei troppo buono…..

    Buon Moscato d’Asti
    giovanni bosco
    presidente CTM

  12. luca 13 Settembre 2011 at 08:26 -

    @aldo cane: leggi l’articolo relativo alla vendemmia 2011, analisi di angelo gaja…. poi vada a leggere l’articolo intitolato:” il vino piemontese negli schiva terrorismo e crisi” dove si spiega la reale situazione moscato negli USA. mi piacerebbe discuterne( in calma e tranquillità) senza nè campanilismi nè accanimenti ( che è quello che contestavo ai commenti sopra citati…); io col moscato ci vivo, come molti che scrivono su questo blog, dunque mi piacerebbe poterne parlare e confrontarmi… ma non mi piace mai il tono da poveri martiri attanagliati dalle catene dell’industria brutta e cattiva…

  13. aldo cane 12 Settembre 2011 at 14:18 -

    @luca: a me non pare che luca vola sia poi così polemico; ha espresso la sua opinione, magari accalorandosi come chiunque si appassioni ad un problema ma sempre rispettando l’interlocutore.
    Per quanto riguarda me, non ho mai apprezzato i ragionamenti “c’è chi sta peggio…”, sarebbe davvero ora che, tutti, seppellissimo l’ascia dell’invidia e facessimo fronte comune per creare un comparto più robusto.

  14. luca 11 Settembre 2011 at 14:00 -

    mamma mia luca vola,quanto sei polemico…. ho letto due commenti in due articoli diversi che parlavano con pacatezza del mondo del vino e tu dietro ad essere incarognito da matti… cos’è, poco supero quest’anno nella vigna fa venire il nervoso alle stelle?
    PS: è vero, gli ameircani per capire cos’è il moscato d’asti dovrebbero vedere la fatica che si fa dalle nostre parti…però per capire gli americani(ed il mondo in generale…) bisognerebbe affacciarsi al mondo ed allora sì che tante cose sarebbero capite meglio… e si smetterebbe di lagnarsi sempre, tirandosi su le maniche e continuando quella cosa che a tutti i piemontesi hanno imparato fin da piccoli: lavorare.

    un saluto e buona vendemmia (anche per quelli delle barbere… si sa 1 euro/kG è poco… però se con 1 euro ti pagano 3 kG di barbera…bè non so chi stia peggio…)

  15. luca vola 3 Settembre 2011 at 12:42 -

    caro filippo. questo pezzo bisognerebbe inviarlo per conoscenza ai signori della paritetica che dicono che noi siamo ricchi e guadagnamo troppo rispetto agli altri. o a quel signore che 2anni fa scese apposta da ginevra (in aereo o treno che fosse mentre noi in questi giorni abbiamo la schiena rotta da cassette cingoli e trattori) per far abbassare il prezzo. PROVARE PER CREDERE. nonostante tutto io un pochino di poesia la vedo ancora..però non nel duro lavoro della vendemmia, ma nel vedere il frutto del mio lavoro di anno, di una vigna piantata chissà quanti anni fa da mio nonno con incredibile sacrificio e fatica..questo è quello che deve vedere un americano bevendo un bicchiere di moscato d’asti, e il colore e il profumo e tutto il resto sono importanti..ma prima bisogna vedere tutto cosa sta dietro a questa bottiglia! ps: w i brentoni, ma di posti faticosi ce n’è ancora tanti!!

  16. Fabio Gallina 2 Settembre 2011 at 22:55 -

    Eh bravo Filippo… parole sante!!! Per me la vendemmia è sempre stato un gran bel lavoro delle balle: noioso, faticoso e “tacgneis” al tempo stesso… Oggi, per la verità, un po’ meno spacca-schiena per via dei “brenton” attaccati ai cingoli che ti vengono a prendere l’uva appena staccata dalla vite. Mi ricordo quando, da studente, mi andavo a guadagnare qualche lira (eh già… le lire!!!). Allora c’erano i “gurbon” in vimini da 40 o più chilogrammi. INDIMENTICABILI!!!

  17. Gianluigi Bera 2 Settembre 2011 at 18:14 -

    Ho appena finito di scaricare le cassette di oggi pomeriggio. Duecentoventicique, tra me e Vlado. Le prendiamo dal rimorchio e le mettiamo sui bancali, 35 per bancale. Dopo cena devo sfecciare il mosto pressato questa mattina, e come al solito farò da solo. Se va bene finirò verso la mezza. Per me la vendemmia è un gran casino, stress alle stelle, fatica, diciotto ore al giorno di lavoro, continui contrattempi ed imprevisti cui far fronte. Però malgrado tutto la poesia ed il rito ci sono: anche la fatica, anche il sudore, anche le bestemmie ne fanno parte. Bisogna essere contadini per capire l’importanza di questi eterni ritorni, di questo tempo solo nostro che non va in linea retta ma procede in cerchio, dove l’alfa e l’omega coincidono. La festa, quella, alla fine, quando si fanno le Livraje; ma è un festa anche quando i tuoi bulgari, a fine giornata, ti chiamano a bere rakia e mangiare il sugiuk, ti offrono una birra gelata e si sforzano di farti capire le barzellette bulgare.

  18. filippo 2 Settembre 2011 at 17:49 -

    @Roberto: vigne oleographia-free – @Giovanni: comunque né ieri né oggi, magari per motivi diversi, si canta più tanto nelle vigne (e anche fuori…)

  19. giovanni bosco 2 Settembre 2011 at 17:42 -

    @Filippo, quando eravamo giovani si iniziava a vendemmiare, noi che non avevamo il moscato, il 1 ottobre. E quasi sempre si vendemmiava sotto la pioggia battente. Ti sei mai chiesto dove nascono quelle ceste di plastica che ancora oggi si usano, quelle con le maniglie all’esterno? Nascono in quegli anni. Si vendemmiava sotto la pioggia con i sacchi in testa( è in quegli anni che si è smesso di cantare)…vendemmiare oggi
    con un pò di sudore è una pacchia…naturalmente per chi ha vendemmiato sotto la pioggia e con i sacchi in testa….
    Buon Moscato d’Asti
    giovanni bosco
    presidente CTm

  20. Roberto Bava 2 Settembre 2011 at 17:40 -

    oh, finalmente ! Bravo FIlippo, Finiamola con l’oleografia della vendemmia.

  21. filippo 2 Settembre 2011 at 16:48 -

    approvo, eccome!

  22. Adriano Salvi 2 Settembre 2011 at 16:28 -

    In effetti il “poetico” nella vendemmia lo vedono principalmente quelli che fanno fatica a raccogliere la penna quando cade per terra….devo dire che domenica scorsa mi ha fatto piacere rivedere le ceste di legno colme di uva moscato nella ricostruzione appunto “bucolica” del Consorzio, poi però mi sono ricordato quando nelle vacanze scolastiche che allora duravano fino al 1° di ottobre andavo a vendemmiare per raccimolare qualche soldo e siccome ero grande e grosso mi caricavano quelle ceste “infernali” sulle spalle che gamalavo fino all’arbe, salendo ansimante filari con pendenze inumane. La sera le spalle erano piagate e toccava fare impacchi lenitivi, ma la giovane età era un viatico, dovessi farlo ora mi porterebero all’ospedale dopo due giri…..Come hai giustamente ricordato molti colleghi si cimentano in vendemmie “comode” : vigneti quasi in piano, trattorino che li segue, cassettine che regge senza problemi anche una madamina e l’unico gesto da fare tagliare il grappolo e riporlo con delicatezza e come fosse un neonato nella cassetta….il tutto ovviamente per poco tempo hai visto mai che i giornalisti si affatichino troppo e poi scrivano male del produttore (eh,eh)

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