Regione. Chiamparino a SdP: «Al Vinitaly faremo la nostra parte, ma il Piemonte ha bisogno di un suo salone del vino, non clone e unico»

inserito il 2 Aprile 2016

Ospite alla presentazione del progetto “Piemonte Barbera, adesso sai cosa bevi” della Cia di Asti (agricoltori), il governatore del Piemonte rilancia (e sebbene fosse il primo aprile non sembrerebbe essere tutt’altro che uno scherzo) il progetto di un salone del vino piemontese. Un’idea non nuova, che in passato ha visto esperimenti poco o solo in parte riusciti (Vipi, Salone del Vino) e di cui si fa fatica a trovare traccia perfino sul web.

Tuttavia l’idea del “Chiampa” rischia di essere davvero interessante perché soprattutto sono cambiati i tempi. Oggi, rispetto a solamente una decina di anni fa, i produttori vinicoli piemontesi sono cresciuti, e non solo di numero. L’indice interessante riguarda soprattutto le piccole e medie Cantine al cui timone ci sono spesso giovani. C’è più preparazione, più voglia di fare, più ambizione e più orgoglio di appartenere ad una terra che ha ancora molto da dare e che deve riappropriarsi necessariamente della sua leadership in campo enologico e turistico e non stupisca più, per favore, l’accostamento di questi due settori.

Poi c’è la questione mercati. Gli affari del vino piemontese vanno sostanzialmente bene. Ma accanto a tipologie che “tirano” ce ne sono altre in “pausa di riflessione”. L’Asti docg su tutti, sta soffrendo una crisi di vendite importante che sarà discussa il 4 aprile prossimo in una commissione paritetica convocata dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, a cui parteciperanno case spumantiere, vignaioli, cantine sociali e vinificatori. Si parlerà o, come al solito, litigherà? Il Brachetto docg, nonostante qualche lieve segnale di vita, continua a dare più di qualche pensiero con rese per ettaro decurtare e vendite che ancora non decollano. La Barbera è al centro di molti progetti di valorizzazione (l’ultimo proprio quello realizzato dalla Cia di Asti in collaborazione con la Cantina di Vinchio e Vaglio) ma resta da scogliere il nodo delle produzioni e del reddito agricolo per certi versi ancora troppo basso per garantire la dignità professionale ai vignaioli.

In questo panorama con ombre e luci la proposta di Sergio Chiamparino mira, a  nostro parere, a dare una scossa, ad avviare un ciclo virtuoso di idee e progetti che portino il Piemonte del vino a (ri)prendere coscienza dei propri valori, delle proprie eccellenze enologiche che sono storia, tradizione, ricerca, ma anche invenzione, orgoglio, paesaggio, sapienza e capacità.

In questo senso un salone del vino internazionale, magari realizzato nelle zone dei Paesaggi vitivinicoli che sono patrimonio Unesco, magari dedicato a tipologie precise (così non si rischia un’inutile e dannosissima concorrenza ai veneti) è auspicabile. Con il concorso di tutti, però, che se ognuno tira per sè si fa la solita cavolata. Insomma per quanto vale SdP sposa il desiderio del “Chiampa”. Lo faranno anche istituzioni e mondo del vino?

F.L.

4 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 4 Aprile 2016 at 09:31 -

    ah ecco….mi pareva….ci sono delle volte in cui non mi piace affatto aver ragione……ma è che in oltre quarant’anni di attività purtroppo ho capito molto bene con chi avevo a che fare…..ovviamente con qualche (rara) eccezione.

  2. Bruno Cordioli 4 Aprile 2016 at 08:59 -

    Ma come è possibile pensare che un “salone internazionale” risolva il problema di immagine e di vendite di determinati vini?
    Non si potrá mai arrivare ai numeri di ProWein e di Vinitali e resterá una cosa locale se non iperlocale fuori dai giochi dei grandi buyer internazionali… per cosa? ho l’impressione solo di qualche poltrana in piú? 🙁

    Vanno fatte aggregazioni sia di cantine sia di campagna di comunicazione verso l’estero e cercare, dove possibile, di far uscire una unica voce…

    speriamo! nel frattempo io il prossimo fine settimana faró un giro ad asti per fare scorta di ottimo vino!

  3. filippo 4 Aprile 2016 at 08:35 -

    Purtroppo c’è già chi critica l’intenzione. Figuriamoci si passasse ai fatti. Piemontesi sempre più “tafazzisti”.

  4. Adriano Salvi 3 Aprile 2016 at 10:09 -

    una tantum sono perfettamente d’accordo con Chiamparino ma……ma purtroppo dubito che si possa attuare….ben lieto di sbagliarmi, s’intende.
    Il salone piemontese era valido, partecipai volentieri a tutte le poche edizioni, trovando un ambiente a misura di visitatore, con possibilità di colloquiare con i produttori e non affollato di insulsi beoni e perdigiorno come il VinItaly. Mi auguro che con le restrizioni di questa edizione a Verona riescano a frenare almeno un poco quella confusione….ma i produttori, consorzi e via elencando continuano a partecipare..pur lamentandosi a go go sui social, .per cui evidentemente hanno ragione gli organizzatori. Può anche essere,come scrivi, che i tempi siano cambiati (ma non parliamo poi di tanti anni fa) ma rimangono per me forti dubbi sulla partecipazione ad una manifestazione piemontese, come usa da noi sarebbe comunque subissata di critiche e non sono tanto certo che sia aumentato in modo sensibile nel frattempo il numero delle aziende disposte e con la redditività sufficiente a spendere cifre adeguate in promozione. come detto la mia è opinione del tutto personale….ai posteri l’ardua sentenza

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