Trasferta. Il mondo del Moscato d’Asti e dell’Asti spumante docg va alla Milano Wine Week dove c’è tutta l’Italia del vino. «Esserci è importante anche in vista dei progetti futuri di promozione e rilancio». Intanto i dati…

inserito il 7 Ottobre 2019

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Milano è sempre Milano, persino con il suo traffico, i parcheggi difficili da trovare, la fauna di mille fogge e le gentilezze inaspettate da un barista sotto pressione all’ora dell’aperitivo che riconosce la gentilezza e la premia con l’omaggio di un piattino di pasticcini (chi ha detto che nelle grandi città sono tutti duri e spietati?).
E a Milano abbiamo seguito la missione del Consorzio dell’Asti che ha partecipato, per la prima volta, alla Milano Wine Week, grande kermesse giunta alla terza edizione che per una settimana trasforma la capitale economica d’Italia in una grande Cantina con degustazioni (o masterclass come si chiamano oggi) incontri, presentazioni e forum.
Il mondo del Moscato d’Asti e dell’Asti spumante docg non poteva restare fuori e così domenica scorsa, 6 ottobre, nella Sala delle Aquile di Palazzo Bovara in corso Venezia 51, ecco che si è svolta la “masterclass” del moscato.
Al tavolo dei relatori Martina Doglio Cotto, sommelier, che ha presentato le varie tipologie di Moscato dall’uva, con grappoli di moscato staccati dalla vigna poche ore prima (venivano da Sant’Antonio di Canelli), al mosto appena spremuto, all’Astio Secco Extra Dry, alla versione classica Asti docg dolce, al Moscato d’Asti “tappo raso”, all’Asti dolce Metodo Classico 24 mesi (è il periodo che sta sui lieviti) fino a chiudere con un Loazzolo Passito il quale, essendo un doc, come ha correttamente spiegato Martina Doglio Cotto nella nostra intervista che pubblichiamo qui, non è nel Consorzio dell’Asti, essendo una doc, al contrario del Passito di Strevi che è docg, ma rappresenta, insieme al fratello passito strevese, un tassello importante del grande mosaico che è il mondo del moscato.
La degustazione è andata molto bene. A seguirla una trentina di persone tra giornalisti, appassionati, sommelier e operatori del settore.
Stefano Ricagno, vice presidente del Consorzio, ha parlato delle imminenti iniziative promozionali, la prima è la sistemazione di pannelli che, nelle rotonde stradali come nelle aziende e nelle vigne, indichino il territorio dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti docg. «Concetto importante perché definisce il nostro territorio. È un primo passo. Verranno altre iniziative» ha detto Ricagno.
Dalla platea molto interesse, soprattutto sull’Asti Secco. «Ci credete davvero?» è stato chiesto. Ha risposto Maria Cristina Cestelletta della Tosti di Canelli: «Si, perché crediamo in un territorio unico che è patrimonio del’Umanità e continueremo a supportare un progetto che, siamo certi, darà buoni frutti nel tempo». Una bella dichiarazione d’amore che, tuttavia, ha bisogno di fatti. Anche perché sui social, proprio nelle ore della masterclass di Milano, hanno cominciato a circolare dati non  confortanti: a settembre l’Asti spumante avrebbe perso ancora terreno, il Moscato d’Asti avrebbe sostanzialmente tenuto. In questo senso, però, non ci sono ancora dati ufficiali.
Un fatto è certo, la denominazione ha bisogno di supporto da parte di tutti. Dal territorio di produzione in primis. Urge trovare risorse e idee per  ridare slancio all’Asti spumante docg e certezze al Moscato d’Asti.
Quanto all’Asti Secco, tanto messo sotto la lente, è davvero curioso osservare come un prodotto giovanissimo, sul mercato da un paio d’anni, che oggi ha ottenuto volumi vicini ad altri prodotti persino più blasonati, sia tanto oggetto di dubbi e perplessità, spesso avanzati proprio dal territorio di produzione. Sarebbe più logico dare tempo al tempo prima di stracciarsi le vesti. In questo il mondo del moscato, non c’è niente da fare, pecca di avventatezza. Dunque più sangue freddo e meno polemiche. A Milano è sembrato di scorgere questo spirito. Vedremo.

 

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