Convegno. Da Asti l’allarme su clima e vigne. Maccario (Consorzio Barbera): «Siccità e maltempo, viticoltura in affanno». Mercalli (meteo): «Urge cambio di rotta subito». Fregoni (ricerca): «Aiuto solo da vigne vecchie»

inserito il 30 Novembre 2023

La sede centrale della Cassa di Risparmio di Asti, nel cuore della città di Alfieri, ha ospitato oggi, 30 novembre. un convegno, voluto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, sul cambiamento climatico e sugli effetti che ha sull’economia e sulla ecologia dei vigneti.

Singolare la coincidenza con l’apertura della COP 28, cioè la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è aperta nelle stesse ore a Dubai, in una nazione che è tra i maggiori produttori di petrolio.

Ad Asti, oltre ai rappresentati della CrAsti, hanno parlato il presidente del Consorzio e produttore vitivinicolo, Vitaliano Maccario; Luca Mercalli, ricercatore, meteorologo spesso ospite di trasmissioni tv proprio in qualità di esperto di temi climatici; Luigi Bavaresco, professore associato di Viticoltura all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e l’agronomo Mario Fregoni, titolare della Cattedra di Viticoltura all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Già presidente dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV) e attualmente presidente onorario e membro del Consiglio Scientifico dell’OIV. È stato anche presidente del Comitato Nazionale Italiano Vini DOC ed estensore della legge 164/92.

Da tutti sono arrivati messaggi di allarme e appelli alla necessità di arrivare in tempi brevi a modulare azioni e strumenti che invertano la tendenza e mitighino gli effetti di un cambiamento climatico, «che deriva dalle attività umane e chi dice il contrario dice una sciocchezza» ha detto Mercalli la cui nostra intervista pubblichiamo qui sotto.

Il meteorologo ha presentato una disamina dettagliata, precisa e cruda degli errori e delle mancanze che hanno portato il pianeta sull’orlo del collasso ecologico. Ha parlato dei fenomeni naturali estremi che stanno stravolgendo il clima causando morti, danni e povertà. «Abbiamo tempo fino al 2030. Poi sarà troppo tardi. Speriamo che da Dubai esca qualcosa di buono» ha detto.

Vitaliano Maccario, di cui pubblichiamo la video intervista in coda, ha espresso la preoccupazione dei produttori vinicoli e dei Consorzi che devono tutelare le denominazioni, ma anche vigilare sul benessere di un ecosistema viticolo basato sul rispetto dell’ambiente e del paesaggio coniugato a alla tutela di redditi sufficienti al sostentamento dell’intera filiera.

Nella sua relazione il prof Luigi Bavaresco ha illustrato dal punto di vista scientifico gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla vite indicando alcune possibili soluzioni: dalla scelta di varietà più resistenti alla siccità, allo spostamento dei vigneti a quote più alte.

Infine l’intervento del prof. Fregoni, intervistato anche da SdP, che ha sostenuto la necessità di cambiare tipo di allevamento della vite sostenendo la necessità di abbandonare le viti innestate e adottare piante a piede franco cioè con proprie radici e senza portainnesto da vite americana.

«L’aiuto ci può venire dal passato – ha detto Fregoni – da quelle viti storiche, anziane, che non hanno avuto contatti con le viti con cui sono state innestate le piante dopo l’epidemia causata dalla Fillossera a fine ‘800. Sono resistenti a siccità, malattie e parassiti e vivono più a lungo, in media anche cento anni contro i 20/25 delle viti innestate per vini e i 10/15 di quelle destinate a uva da tavola. La viticoltura italiana di qualità deve rivolgersi a queste viti per salvarsi dal cambiamento climatico perché non servirebbe a nulla spostare vigneti o cambiare varietà. Si perderebbe un patrimonio immenso di terroir». Fregoni ha poi accennato a due singolari casi: il progetto di un vigneto sperimentale “in quota” a 1800 metri in Val d’Aosta a Chambave, «Lo stiamo conducendo io e il collega Donato Lanati per verificare gli effetti sulla vite» ha spiegato il professore, e la vite millenaria scoperta in una località della Sardegna. «L’ho vista proprio in questi giorni – ha detto il prof Fregoni -. È in ottima salute, non attaccata da malattie, parassiti o cambi di clima. Da questo individuo, dai suoi geni, dovremmo imparare a ricostruire il vigneto Italia».

Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)

video e foto di Vittorio Ubertone

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