Covid-19 e vino. Salta il Prowein di Düsseldorf? Incertezza da psicosi Coronavirus? Serve #ilvinoitalianononsiferma. Meditate gente, meditate…

inserito il 1 Marzo 2020

Il Covid-19 contagia il mondo del vino. Qualche giorno fa un produttore mi ha raccontato basito, come un importatore dell’Est Europa gli avesse chiesto se i vini italiani fossero Coronavirus-free, lo stesso pare abbiano fatto altri importatori con altri produttori. Tutti sono stati mandati elegantemente a quel paese. C’è stato poi il domino negativo delle chiusure delle fiere del vino e non a cominciare, comprensibilmente da quelle cinesi. L’ultima cancellazione illustre è il Prowein di Düsseldorf che era previsto dal 15 al 17 marzo. Dopo settimane di conferme la decisione di annullare. In contemporanea episodi inqualificabili come quello di un produttore vinicolo piemontese che, negli Usa per lavoro, ha denunciato di essere stato “rimbalzato” da una degustazione all’altra per il solo fatto di essere italiano. La follia sembra essere più forte persino del rischio pandemia. Intanto, in tema di fiere enologiche, il Vinitaly di Verona (19-22 aprile) sembra resistere, forte delle dichiarazioni del presidente della Regione Veneto il quale ha assicurato che la fiera scaligera si farà nei tempi e nei modi già definiti e che poi ha rovinato tutto con frasi inammissibili e vergognose sui cinesi e sulla Cina causando proteste e condanne internazionali. 
Insomma il periodo si prospetta difficile per l’economia e per il mondo del vino italiani. Molti operatori si stanno preparando a un’annata complicata. Certo per il comparto vitivinicolo italiano, tra minacce di dazi, fluttuazione dei mercati e rischio pandemia, il futuro non appare roseo.
E dunque perché non mettere mano al genio italico e inventarsi nuovi modi di presentare i nostri vini e le nostre realtà produttive?Perché non battere il virus bastardo, la paura, l’ignoranza, il razzismo becero strisciante e tutto il resto con iniziative che potremmo chiamare #ilvinoitalianononsiferma. Un evento unico con una formula semplice: aprire le Cantine, piccole, medie e grandi, a clienti, operatori, giornalisti, importatori e allestire banchi d’assaggio qui, in Italia. Un Cantine aperte fuori stagione. Molte Cantine lo fanno già, ma promosso in questo periodo sarebbe un segnale per dire che il vino italiano non sta fermo, va avanti. È banale? Forse, ma se ci pensate si otterrebbe esattamente lo stesso risultato che nelle fiere con la differenza, certo sfavorevole, che non si gode di una manifestazione di richiamo e dei flussi che essa genera, ma con l’enorme vantaggio, a nostro avviso, di ritagliarsi micro eventi con target adatti alle proprie necessità e potenzialità, senza dispersioni e senza contare l’enorme impatto mediatico che questo #ilvinoitalianononsiferma avrebbe a livello globale. Giusto? Sbagliato? Una stupidaggine? Varrebbe, però, la pena di rifletterci e poi, se Vinitaly ci sarà, si potrà andare lo stesso a Verona cogliendo, come si dice, due piccioni con una fava o con un chicco d’uva. Chissà.
P.s.: la foto di repertorio che abbiamo scelto ritrae alcuni presidenti di Consorzi vitivinicoli piemontesi che sono in prima fila, con le Istituzioni pubbliche, per promuovere il vino come strumento economico, sociale e culturale.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it

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