Intervento. Vino italiano sotto attacco, Coldiretti Asti dice basta: «No a fake news e stop a fake wines che evocano spumanti del territorio»

inserito il 20 Dicembre 2023

vecchie e nuove indagini giornalistiche molto discusse e accusate di essere costruite su basi discutibili e fonti inaffidabili e scarsamente qualificate; iniziative politiche europee che tenderebbero a “criminalizzare” il vino nel segno delle lobbies anti alcol e salutistiche portate avanti da Governi europei che col vino non hanno nulla a che fare; avanzata commerciale aggressiva di prodotti aromatizzati che sembrano imitare pregiati spumanti di territorio cui farebbero concorrenza sleale sui mercati di riferimento, soprattutto all’estero.

Sarebbero alcuni dei nodi che la filiera del vino italiano (e piemontese) sarebbe chiamata a sciogliere insieme ad altre matasse non facili da districare, come le crisi belliche e quelle commerciali, le pressioni fiscali e quelle relative all’aumento della bolletta energetica o di altre forniture primarie senza dimenticare il cambiamento climatico che tocca direttamente la produzione di uva.

In questo scenario si alza la voce della Coldiretti Asti che segnala criticità attuali e future per il comparto.

La rappresentanza astigiana del più grande sindacato agricolo italiano lo fa con una nota stampa di cui pubblichiamo testualmente larghi stralci e dichiarazioni. Eccole.

Scrive per cominciare Coldiretti Asti: «Il vino Made in Italy e Made in Piemonte piace ed è riconosciuto tra le eccellenze nel mondo. Lo testimoniano export e mercato interno che, già nel primo semestre 2023, hanno registrato una crescita in progressivo aumento. In generale, i prodotti Made in Italy sono tra i più sicuri in commercio, nell’osservanza dei rigorosi disciplinari di produzione, nonché delle restrittive normative che ne regolano produzione, trasformazione e commercio. Sul vino, tuttavia, negli ultimi anni, si stanno abbattendo gli attacchi più disparati, dalle etichette allarmistiche all’equiparazione ai super alcolici e alle sigarette, da certe bevande artificiali, ingannevolmente chiamate vini e spumanti, fino all’approssimazione e generalizzazione d’informazione mediatica, per quanto attengono i processi di produzione e di affinamento».

Quindi la dichiarazione di Monica Monticone, produttrice vitivinicola astigiana, presidente Coldiretti di Asti e membro di giunta Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore vitivinicolo, che dice: «Credo che sarebbe ora di smetterla. Il vino è parte integrante della nostra cultura millenaria; il vino è economia ed occupazione; il vino è la nostra terra, il nostro lavoro e la nostra gratificazione; il vino italiano è un valore aggiunto che trattiamo con riguardo, rispetto e attenzione. Diffidiamo dalle fake-news, più o meno tendenziose, affidandoci alla voce competente e scientificamente riconosciuta di chi ha autorità per esprimerla».

A darle manforte il direttore Coldiretti Asti, Diego Furia che nella stessa nota stampa ricorda: «Solo in Piemonte, vantiamo 41 Doc e 19 Docg, ergo, il rispetto di rigorosi Disciplinari di Produzione, che ne sanciscono l’alta qualità apprezzata in tutto il mondo. L’alta qualità dei nostri vini è, oltretutto, evidente, confermata dal gradimento che riscuote all’estero con circa il 60% della produzione piemontese esportata, di cui il 70% nei Paesi comunitari e il 30% nei Paesi extra Ue. I principali mercati esteri sono i Paesi scandinavi, gli States, la Germania, la Francia, la Russia, la Spagna, la Svizzera e il Giappone».
Poi lancia un sorta di “j’accuse” e dichiara: «Da fermarsi, invece, le produzioni di bevande evocative i nostri spumanti, ma che nulla hanno a che fare con le nostre bollicine. Specialmente in America, queste bevande vengono vendute con nomi, bottiglie e packaging che richiamano i territori di produzione dei nostri spumanti, pur trattandosi di bevande prodotte con l’aggiunta di aromi che conferiscono gusti fruttati».

Pare di capire che Coldiretti Asti auspichi, anzi, persegua lo “stop” a tutte quelle bevande aromatizzate che utilizzerebbero immagine e charme di vini e spumanti utilizzando confezioni e contenitori uguali. La domanda sorge spontanea? Si può fare? Cioè, si può impedire di usare una bottiglia “tipo” spumante, una dicitura generica, tipo “sparkling”, per indicare una bevanda che non è un vino spumante?

Coldiretti sembra determinata a porre la questione sul tavolo tanto che Monticone rincara la dose e avverte: «Da evitarsi gli approcci ideologici e superficiali nei confronti di un alimento che fa parte, a pieno titolo, della Dieta Mediterranea, per altro, Patrimonio Unesco, con una storia lunga almeno 8 millenni». E aggiunge il tema eco-ambientale alla tesi di Coldiretti Asti e rammenta: «Il comparto del vino è tra quelli che abbracciano la sostenibilità ambientale, con 4500 ettari coltivati a biologico solo in Piemonte. Infine, le cantine sono sempre più aperte ai visitatori andando a muovere l’enoturismo in un clima di fiducia, trasparenza e tracciabilità».

Fin qui il “sasso/macigno in piccionaia” lanciato da Coldiretti Asti. Ora bisogna vedere se e dove questi temi potranno essere affrontati.

Il 2024 è alle porte e non sembra foriero di strade diritte e facili, ma il mondo del vino italiano (e piemontese), che ha dimostrato grande resilienza, ci ha abituato a formidabili rimonte e rilanci.
La speranza è che sia così anche questa volta.
Auguri a tutti noi.

fi.l.

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