La storia. Pietro Monti, vignaiolo di Langa, non vedente, eletto consigliere in FIVI. «Il vino mi ha salvato la vita. Porterò in Federazione la mia idea di inclusione»

inserito il 12 Marzo 2022

Alcuni giorni fa la FIVI, la battagliera Federazione dei vignaioli indipendenti che raggruppa centinaia di viticoltori italiani e porta avanti temi di unità e sostenibilità del comparto, ha cambiato direttivo.
Al posto di Matilde Poggi, vignaiola veneta che ha guidato FIVI per otto anni, è risultato eletto il trentino, Lorenzo Cesconi che resterà in carica per tre anni.

Nel Consiglio sono entrati anche due piemontesi: uno è Walter Massa, una delle “star” del vino del Piemonte, salvatore e profeta del Timorasso oggi Derthona, il vino bianco ottenuto da un vigneto autoctono del Tortonese che sta mietendo successi tra pubblico e produttori (l’ultima griffe che ha investito nel Timorasso/Derthona è la langarola Fontanafredda).
L’altro consigliere piemontese eletto è Pietro Monti, 36 anni, di origini comasche, un diploma in Agraria e una laurea in Enologia e Viticoltura, che a Perletto, in provincia di Cuneo, sul confine con l’Astigiano, da più di dieci anni conduce l’azienda agricola e vitivinicola Roccasanta che produce vini del territorio tra cui l’Alta Langa e la Barbera d’Alba.

Il fatto, non trascurabile, è che Pietro è non vedente dal 2011 a causa di un incidente. Un aspetto che ha condizionato la sua vita, ma che, tuttavia, non gli ha impedito di essere un imprenditore vinicolo, di guadagnarsi premi e riconoscimenti con i suoi vini e perfino di candidarsi ed essere eletto nel Consiglio direttivo nazionale della FIVI.

Lo raggiungiamo al telefono mentre è nella sua Cantina e gli chiediamo il perché della sua candidatura in FIVI: «Perché voglio portare nella Federazione il mio concetto di inclusione nel solco dello spirito FIVI che è quello di tutelare la qualità dei vini e del lavoro agricolo con viticoltori che fanno il loro vino a cominciare dalla loro vigna».
E quando gli facciamo notare come “qualità” e “inclusione” siamo termini molto abusati non fa una piega: «È vero – ammette – ma il loro significato profondo, al di là dell’abuso, deve essere comunicato sempre, anche attraverso l’etichetta di un vino. Le mie sono anche in braille (la scrittura tattile leggibile ai non vedenti ndr)». E aggiunge: «Io credo profondamente nella qualità dell’opera dei vignaioli che sono associati in FIVI e, come consigliere, mi impegnerò a promuovere la Federazione, i suoi ideali e i suoi progetti». Quanto all’inclusione spiega: «Vorrei che la gente cominciasse a considerarla come una pratica normale, automatica. Io, ad esempio, non voglio essere considerato un non vedente, ma un normale vignaiolo perché semplicemente lo sono».

Pietro Monti racconta la sua storia e argomenta: «Quando ero piccolo i miei, da Como, acquistarono qui a Perletto una casa con qualche ettaro di vigna. Per un po’ fu la nostra casa delle vacanze. Io in quegli anni mi appassionai molto alla campagna e alla viticoltura, tanto che dopo gli studi in agraria ed enologia avviai a Perletto una Cantina. Nel 2011 l’incidente a causa del quale persi la vista. Dovetti ricominciare tutto da capo. Fu, però, proprio la vigna e il vino a ridarmi fiducia nella vita. Con mio padre decidemmo di puntare su questa Cantina che oggi conduco anche grazie a un’enologa, Francesca Di Giusto, che mi affianca. È stato ed è un lavoro duro, ma poi sono arrivati i clienti, i premi e i riconoscimenti a dirci che eravamo sulla strada giusta. So che sembra il titolo di un film, ma per quanto riguarda la mia storia personale il vino mi ha davvero salvato la vita».

C’è una quotidianità da affrontare tutti i giorni. «In Cantina – spiega Pietro – mi muovo come tutti. La nostra sede operativa è molto ordinata. So esattamente dove sono le cose e sono in grado di fare i lavori necessari». Anche in vigna? «Anche in vigna. Se c’è da piantare dei pali io posso partecipare a trasportarli, posso esserci durante la vendemmia e “sentire” come è coltivata la vigna». E quando c’è da controllare la maturazione del vino? «Può sembrare incredibile, ma spesso assaggiare il vino, annusarlo, ne fa immaginare il colore. Certo per le annate in affinamento ci vuole qualcuno che sappia valutare limpidezza e colori reali».

Poi ci sono i progetti futuri: un Alta Langa 60 mesi e l’impegno in FIVI. «Il progetto di un nostro Alta Langa 60 mesi è una sfida che ci stimola molto. Quanto alla FIVI io, di certo, farò la mia parte».
Nessun dubbio.

Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Fabio Monti 15 Marzo 2022 at 10:41 -

    Caro Pie,
    complimenti per il tuo nuovo incarico che sono certo porterai avanti con serietà e professionalità come da sempre hai dimostrato di saper fare. Un caloroso in bocca al lupo!
    Fabio

  2. Giovanni Monti 13 Marzo 2022 at 21:03 -

    Ciao Pietro. Leggo con molto piacere il tuo messaggio, che non mi sorprende affatto nel suo insieme poiché per chi ti conosce da tempo, era quantomeno prevedibile che la tua determinazione ti avrebbe potuto portare ad ottenere il riconoscimento ricevuto. Mi complimento nuovamente, ti auguro tutto il bene possibile, certo che seguirai la strada della massima serietà professionale per il conseguimento dei prossimi obiettivi previsti. Zio Gio

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