Vitigni “Panda”. La doc Calosso (Gamba Rossa alias Gamba di Pernice) compie dieci anni. Il primo vinificatore, Valter Bosticardo: «Un’uva che resiste ai cambiamenti climatici e dà un vino unico»

inserito il 29 Febbraio 2020

Biodiversità è una parola tanto usata da sembrare, oggi, svuotata di ogni significato. E invece, almeno nel mondo del vino italico, da qualche tempo a questa parte, è tornata ad avere una certa rilevanza.
Merito dei vitigni autoctoni, di cui il Belpaese è ricco, che vengono riscoperti e mai abbastanza promossi. Il caso del Calosso doc, micro denominazione tutta astigiana è da manuale.
La storia di questo singolare vino ottenuto da un vitigno autoctono al 100% ce l’ha raccontata Valter Bosticardo, vignaiolo conduttore di cinque ettari di vigne biologiche di Tenuta dei Fiori incastonate in una valletta in quel di Calosso, puro Astigiano, terra di Barbera e Moscato, ma dove da tempo immemore, come è accaduto per altri vitigni “panda”, i filari di una varietà a bacca rossa erano coltivati come “integrativo” delle altre tipologie.
Questa “minoranza silenziosa” trovò voce nel 1983. Racconta Valter: «Con un amico conducevo una trasmissione su temi viticoli per una piccola emittente tv locale. Parlammo di questo vitigno che gli anziani chiamavano Gamba di Pernice per via del caratteristico peduncolo del grappolo che assomiglia alla zampa del volatile e che alcuni conoscevano per sentito dire. Quasi per gioco ne raccogliemmo un po’ di grappoli e li vinificammo. Scoprimmo un vino originale, con potenzialità e carattere unici. Da lì partì un progetto di riscoperta e valorizzazione che continua ancora oggi». Dopo quella prima vinificazione vengono presi contatti con tecnici e ricercatori universitari e nel 1987, proprio nella Tenuta dei Fiori, compare la prima vigna sperimentale di Gamba di Pernice.
Ci vorranno, però, altri nove anni e non pochi intoppi per avere l’autorizzazione ministeriale alla coltivazione. I piemontesi dovranno persino rinunciare al nome storico del vitigno per l’assonanza con un altro vino ed è per questo che alla fine il vitigno Gamba di Pernice diventa, per l’ampelografia ufficiale, Gamba Rossa o Imperatrice dalla Gamba Rossa. Non cambia, però, la determinazione di Bosticardo e compagni a far crescere il progetto Gamba Rossa o Imperatrice dalla Gamba Rossa alias Gamba di Pernice. Viene stilato un disciplinare, si richiedono segnalazioni dai Comuni della zona (risponderanno solo Calosso, Costigliole d’Asti e Castagnole Lanze) e nel 2011 il ministero concede la doc con allegato disciplinare (leggi qui).
Da quella data sono passati dieci anni e i produttori, come dice Valter Bosticardo nella video intervista che pubblichiamo qui di seguito insieme ad alcuni immagini della prima prima vigna di Gamba Rossa o Gamba di Pernice, sono dai “quattro amici al bar” sono diventati dodici, quasi tutti a Calosso con una estensione a Castagnole Lanze zona Bionzo, per una produzione reale di 40 mila bottiglie e una potenziale di quasi il doppio. Certo stiamo parlando di una micro doc, un po’ sullo stile del Loazzolo, il passito da vendemmia tardiva di Moscato che si fa nell’omonimo paese della Langa Astigiana, ma è proprio da questi particolari vitigni che tutta la produzione vitivinicola piemontese (e italiana) può trarre quel valore aggiunto di, appunto, biodiversità che ne fa tra le più apprezzate al mondo. Lo hanno capito alcuni consorzi che oggi, insieme ai grandi vitigni nazionali e internazionali ormai naturalizzati italiani, promuovono anche gli autoctoni come bene comune dell’enologia d’Italia.
Il Calosso doc, il cui decennale sarà celebrato proprio quest’anno, in questo solco ci sta benissimo e, anzi, gioca d’anticipo con un’interessante considerazione di Valter Bosticardo che parlando del Gamba Rossa dice: «Sono convinto che sarà uno dei vitigni del futuro perché meglio di altri resiste ai cambiamenti climatici». Infatti le uve per il Calosso doc sono vendemmiate nella terza decade di ottobre o, in annate calde, nella prima. Una bella caratteristica che sembra mettere al sicuro i grappoli dalle eventuali “bruciature” causate dalle sempre meno usuali temperature estive.
Ecco, quindi, la video intervista in vigna a Valter Bosticardo e una galleria di immagini. Buona visione.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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